Si può crederci o meno, sta di fatto però che, ogni volta che si verifica un sisma – specie in Italia – rispunta fuori il nome di Raffaele Bendandi, conosciuto anche come “l’uomo dei terremoti”. Bendandi, studioso nato a Faenza nel 1893 e morto nel 1979, era un appassionato, considerato un ciarlatano dagli scienziati, mentre per la stampa era un personaggio a cui rivolgersi per un parere “da esperto”.
Non c’è quindi da meravigliarsi se il 27 gennaio 2012, a poche ore dal terremoto che ha colpito l’Emilia, la Lombardia e il Veneto, sul web si è sparsa la voce dell’esistenza di alcune carte dello studioso faentino secondo cui “il 5 ed il 6 aprile 2012 una nuova serie impressionante di sismi colpirà l’intero pianeta, e l’Italia potrebbe essere tra le zone più terremotate”.
Ricordiamo che dopo il terremoto a L’Aquila del 6 aprile 2009 si diffuse la presunta previsione di un nuovo sisma previsto per l’11 maggio 2011 a Roma, previsione che si rivelò errata. La passione per lo studio dei terremoti colpì Raffaele Bendandi dopo il sisma del 1908 a Messina, che costò la vita ad oltre 100.000 persone. Nel 1920 fu ammesso nella Società sismologica italiana e formulò una propria teoria, la “sismogenica”, secondo la quale si poteva prevedere un terremoto studiando il moto dei pianeti ed i campi gravitazionali dei satelliti, come la Luna.
Nel 1923 ad un notaio di Faenza fu consegnata una delle sue prime previsioni: un terremoto il 2 gennaio 1924 nelle Marche. Bendandi sbagliò di qualche giorno, ma indovinò la zona: Senigallia, in provincia di Ancona. Fu allora che, finendo sulla prima pagina del Corriere della Sera, lo studioso faentino divenne per tutti “l’uomo che prevede i terremoti”. Creò un osservatorio nella sua casa in via Manara 17, a Faenza, e alla vigilia del terremoto del 1976 in Friuli lanciò un allarme, che però non venne ascoltato.
Morì il 3 novembre 1979 in seguito ad un incidente con le sue attrezzature (gli cadde un rullo sulla testa). Oggi l’opera di Bendandi - che nel 1927 ricevette dalle mani di Benito Mussolini il titolo di cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia e più tardi fu nominato cavaliere del lavoro dal presidente della Repubblica Giovanni Gronchi - viene portata avanti dalla Bendandiana, l’associazione fondata a Faenza dopo la sua morte con a capo Paola Lagorio. Proprio alla Bendandiana, raccogliendo ed ordinando gli scritti lasciati dall’“uomo dei terremoti”, sono state ritrovate un centinaio di previsioni, formulate da Bendandi fino al 1977.
Antonino Neri