30 giugno 2015. Se siete anche voi tra quelli che corrono, che inseguono sempre l'ultimo minuto e a cui non basta una giornata di 24 ore, segnate questa data sul calendario perché avrà un secondo in più. Salto temporale, leap second, secondo intercalare o bisestile: questi i suoi tanti nomi.
Oggi potrete concedervi un attimo di respiro in più, letteralmente. Un regalo gentilmente offerto dall'International Earth Rotation and Reference Systems Service (IERS). Alle 23:59:59 GMT del 30 giugno prossimo, gli orologi del mondo aggiungeranno il secondo n° 60.
Perché? Anche se un anno standard è lungo 365 giorni, la Terra impiega 356,25 giorni a compiere un'orbita completa attorno al Sole. Ciò significa che, nel corso del tempo, il calendario inizierà a non essere sincrono col Sole, e l'equinozio primaverile avrà luogo sempre più tardi. Basti pensare che dal 1586, il vecchio calendario giuliano inventato dai romani riportava ben 11 giorni di differenza.
Per evitare ciò, il moderno calendario gregoriano ha introdotto gli anni bisestili, aggiungendo un giorno in più a febbraio ogni quattro anni, ma è in realtà la questione è un po' più complicata.
Anche il secondo intercalare si basa su un problema simile, ovvero come conciliare la lunghezza del giorno con la lunghezza del secondo. Facile, abbiamo pensato tutti, tenendo conto che in un giorno ci sono 86.400 secondi.
Il problema è che il giorno terrestre ha una lunghezza variabile. La Terra viene costantemente “tirata” dalla Luna, dal Sole e dai pianeti, generando le maree che lentamente, ma inesorabilmente ne rallentano la rotazione. Come se non bastasse, la Terra non è solida. Gran parte di essa si trova in uno stato liquido.
Tutto ciò influenza la durata del giorno. A ciò si aggiunge il fatto che la crosta terrestre non è stabile. I continenti si muovono, le calotte di ghiaccio crescono e si restringono, così come i ghiacciai, cambiando il livello del mare. Per non parlare di vulcani e terremoti. Tuttavia, nonostante questi continui stravolgimenti, la Terra regge bene e secondo la Nasa il giorno si è allungato in media di 2,5 millisecondi dal 1820.
Questa variazione non significa molto nella vita di tutti i giorni ma viviamo in un mondo che richiede tempi estremamente precisi. Pensiamo alla navigazione, all'astronomia, ai satelliti, a internet e a tutti quei sistemi che si basano su tempi estremamente precisi, regolati dagli orologi atomici.
Grazie ad essi, ora abbiamo due definizioni del secondo. La prima è quella “imprecisa” basata sulla rotazione della Terra. L'altra, quella ufficiale utilizzata dalla comunità scientifica dopo la Conferenza generale della Convenzione del Metro del 1967, si basa sulle oscillazioni delle onde emesse da un atomo di cesio: un secondo equivale alla durata di 9.192.631.770 oscillazioni.
E qui arriva il secondo intercalare, che si basa sulle specifiche della Iers di Parigi e usa 200 orologi atomici in 50 laboratori nazionali. Gli orologi sono utilizzati per tenere sotto controllo la rotazione della Terra. Quando le misure astronomiche indicano che tali orologi e la Terra non camminano insieme, viene introdotta periodicamente una correzione, producendo quello che viene chiamato Universal Coordinated Time (UTC). Ecco come lo spiega la Nasa nel video che segue:
Non è la prima volta che accade, anzi. Dal 1 ° gennaio 1972 ci sono stati 26 second leap. Dal 1999 poi state fissati a intervalli di 7, 3, 3,5, e 3 anni. Durante questi secondi “bisestili”, gli orologi che segnano il tempo legale devono sincronizzarsi con un nuovo segnale orario o fermarsi per un secondo.
Francesca Mancuso
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