Tra gli indovinelli più noti, per saggiare arguzia e logica, il seguente: un uomo viene trovato morto, nel suo letto. Sognava di trovarsi al tempo della rivoluzione francese, nei panni di un condannato alla ghigliottina. Un passo dopo l’altro, in mezzo alla folla, si avvicina il patibolo. La tensione cresce, ogni momento di più. L’uomo aveva già avuto problemi cardiaci: probabilmente, il cuore non ha retto.
Cosa non va in questo racconto? Semplice: nessuno può sapere cosa l’uomo stesse sognando. Sarà ancora così? Fino a ieri, la rappresentazione del sogno era affidata al pennello degli artisti, come ad esempio Dalì, capace di raffigurare e trasfigurare il senso profondo del mondo onirico nel suo magnifico "Sogno causato dal volo di un'ape attorno a una melagrana un attimo prima del risveglio".
Già oggi però, la scienza pare più vicina all’arte. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Berkeley si è dimostrato in grado, misurando l’attività cerebrale di alcuni individui, di registrare e proiettare le immagini che il cervello ricostruisce quando sottoposto a stimoli visivi, ad esempio seguendo un film o un programma televisivo.
Si suppone che, proseguendo su questo filone, sarà possibile anche visualizzare e analizzare non soltanto la ricostruzione di immagini reali, ma anche il frutto dell’immaginazione e della fantasia. Facile immaginare quali potrebbero essere le eccezionali ricadute di una tecnologia che consenta di utilizzare direttamente il pensiero quale mezzo espressivo.
Damiano Verda