Questo nuovo chip impiantabile nel cervello promette una comunicazione senza parole

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chip impiantabile nel cervello

Il mondo scientifico è testimone di un’avanzata significativa nel campo della comunicazione assistita: l’introduzione di un chip impiantabile nel cervello che ha la capacità di decodificare i segnali neurali destinati al controllo dei muscoli coinvolti nel parlato. Il lavoro di Gregory Cogan e Jonathan Viventi, ricercatori presso l’Università Duke negli USA, si è guadagnato un posto nelle pagine della prestigiosa rivista Nature Communications, delineando un futuro potenzialmente rivoluzionario per chi affronta disturbi del linguaggio.

Il dispositivo in questione mira a interpretare i segnali cerebrali che dirigono circa un centinaio di muscoli nella produzione del linguaggio, come quelli che coordinano movimenti di lingua e labbra. Per valutare l’efficacia del chip, i pazienti già destinati a sottoporsi a interventi chirurgici per motivi non correlati, come la rimozione di tumori e senza un’anestesia che ne offuscherebbe le facoltà cognitive, hanno concesso ai ricercatori di testare l’impianto per brevi momenti.

L’Impatto sui disturbi del linguaggio e le prospettive future

Durante questi test, il chip veniva posizionato sulla regione corticale pertinente e ai pazienti si chiedeva di ascoltare e ripetere suoni e parole prive di significato. Successivamente, gli impulsi elettrici rilevati, legati alla gestione muscolare del linguaggio, venivano elaborati attraverso un algoritmo di machine learning per valutare l’accuratezza con cui il sistema poteva prevedere i suoni che i pazienti intendevano articolare. La precisione raggiunta dall’algoritmo variava dal 40% all’84% a seconda del tipo di suono, risultati che sebbene lontani dall’essere perfetti, rappresentano un importante passo iniziale verso lo sviluppo di chip che potranno un giorno restituire la voce a chi l’ha perduta, tramite la semplice lettura del pensiero.

Questa tecnologia sperimentale si presenta come un raggio di speranza per coloro che soffrono di disturbi quali la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), che pregiudica i neuroni motori e, di conseguenza, la capacità di parlare. Fino ad ora, i sistemi esistenti per assistere le persone colpite da questi disturbi si sono rivelati lenti e scarsamente efficaci. Il progresso delineato dai ricercatori americani, quindi, potrebbe portare a soluzioni più immediate e naturali per la comunicazione di queste persone.