Prevedere i terremoti con precisione è impossibile, ma gli scienziati ripetono anche che gli strumenti per difendersi esistono. Questo l’oggetto del recente convegno di Lanciano promosso dall’associazione Ilaria Rambaldi, al quale è intervenuto anche Alessandro Martelli, presidente del Glis (Isolamento ed altre Strategie di Progettazione Antisismica) e dell’International Seismic Safety Organization (Isso) e già direttore del Centro Ricerche Enea di Bologna.
In Italia circa il 70 per cento degli edifici non è in grado di resistere ad un evento sismico di intensità medio-elevata, e questo è ora un dato ufficiale e confermato anche dalla Commissione Grandi Rischi. È dunque di vitale importanza intervenire per la loro messa in sicurezza, a partire da scuole e ospedali. Attualmente, ha ribadito Martelli, la tecnica più consolidata, anche se non l’unica, che conferisce stabilità alle costruzioni, è l’isolamento sismico.
Questa definizione comprende in realtà diverse metodologie con le quali si introducono elementi strutturali all’interno delle costruzioni per “separare” il loro naturale moto da quello del terreno in caso di sisma. In questo modo le vibrazioni degli edifici non vengono amplificate dal terremoto, proteggendo le strutture da fratture e crolli.
Il concetto, di per sé, non è affatto nuovo. “Antichi templi greci, monasteri, templi e ponti cinesi, costruzioni in Anatolia, in Persia e degli Incas e templi italiani – ha spiegato infatti lo scienziato – appaiono protetti da rudimentali sistemi d’isolamento sismico (sabbia, strati di pietrisco, tronchi d’albero a mo’ di rulli), che però hanno permesso loro di sopravvivere fino ad oggi“. E anche recentemente, ha ribadito Martelli, sono evidenti le conferme della sua efficacia.
E come risponde l’Italia? Come si evince dai grafici che riportiamo qui di seguito, il nostro Paese sta sensibilmente migliorando le politiche di prevenzione (dati di ottobre 2009), ma ancora molto deve essere fatto affinché tragedie come quella de l’Aquila non si ripetano più (ASSISi 12th World Conference, Sochi, Russia, settembre 2011).
Accanto a questo, possiamo oggi disporre di sofisticati dispositivi elettronici per la trasmissione dei dati. A questo proposito l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) è stato recentemente premiato da Esri Italia, società che sviluppa software Gis (Geographical Information System, il sistema informativo territoriale), per il suo strumento catalizzatore per la gestione dati, sviluppato e gestito dal ricercatore algerino Fawzi Doumaz.
Per quanto riguarda la previsione vera e propria, la scienza ancora non ha dei mezzi certi e definitivi, e le discussioni su questo si riaccendono spesso dopo eventi sismici molto gravi, come quello avvenuto lo scorso 27 aprile in Cina, che ha registrato almeno 180 morti e quasi 7 mila feriti. Secondo Liu Qiyuan, geofisico presso China Earthquake Administration’s Institute of Geology di Pechino, l’evento non è affatto sorprendente, ma altri scienziati non concordano con queste tesi, a conferma dell’incertezza riguardo questa delicata tematica.
Fermo restando l’impossibilità di una previsione esatta nel tempo e nello spazio, alcuni metodi possono però realmente indirizzare le strategie di difesa. Come aveva già dichiarato Giuliano Panza nel corso di una nostra intervista, la normativa vigente nel nostro Paese non tiene conto delle tecniche più moderne, ovvero dei metodi deterministici e neodeterministici, che hanno mostrato un maggiore grado di affidabilità.
La strategia efficace resta la prevenzione. Perché dunque non agire per tempo?