Possibili “semi di vita” rilevati dai campioni dell’asteroide Ryugu

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Asteroide Ryugu
@JAXA Hayabusa 2/Wikimedia Commons

Il 5 dicembre 2020, segna un momento storico per l’esplorazione spaziale e lo studio delle origini del nostro Sistema Solare, con il ritorno a Terra dei campioni prelevati dall’asteroide Ryugu dalla missione giapponese Hayabusa2. Questi frammenti, residui della nascita del Sistema Solare, offrono una finestra unica sulle condizioni primordiali e potrebbero svelare i segreti di come la vita si è diffusa attraverso il cosmo.

Gli scienziati vedono negli asteroidi come Ryugu dei testimoni silenziosi dell’epoca di formazione del Sistema Solare, avvenuta circa 4,6 miliardi di anni fa. L’analisi dettagliata dei campioni raccolti potrebbe illuminare i processi attraverso i quali le molecole organiche, elementi chiave per l’emergere della vita, si sono disperse nel giovane Sistema Solare. I risultati preliminari dell’esame di questi preziosi campioni hanno già sorpreso la comunità scientifica, rivelando la presenza di oltre 20 tipi di aminoacidi, vitamina B3 e tracce di polvere interstellare. Questi componenti sono essenziali per comprendere le dinamiche di formazione e distribuzione della materia organica nell’universo.

Capsule temporali del Sistema Solare

Ulteriori studi, condotti da un team internazionale di ricercatori guidato da Megumi Matsumoto dell’Università di Tohoku, hanno portato alla luce evidenze di impatti di micrometeoriti su Ryugu. Questi eventi hanno lasciato segni distintivi sotto forma di chiazze di vetro fuso e minerali, arricchendo la superficie dell’asteroide con materiale carbonioso di origine cometaria, simile alla materia organica primitiva trovata nelle polveri cometarie antiche. Le indagini approfondite condotte dal gruppo di ricerca hanno rivelato che questi schizzi di fusione, variabili in dimensioni da 5 a 20 micrometri, si sono formati a seguito dell’impatto di materiale cometario su Ryugu, suggerendo un intenso scambio di materiale tra comete e asteroidi nel Sistema Solare interno.

Le tecniche di imaging 3D e le analisi chimiche applicate ai campioni hanno mostrato che gli schizzi di fusione sono composti principalmente da vetri di silicato, caratterizzati da inclusioni di solfuri di ferro e una struttura porosa, testimoniando un processo di mescolanza tra la polvere cometaria e i silicati idroscopici presenti su Ryugu. Questo dettaglio fornisce una prova diretta della presenza di materia organica primitiva e suggerisce un meccanismo attraverso il quale questa materia potrebbe essere stata trasportata verso la Terra nei primi momenti della sua storia, offrendo potenzialmente il “seme” per l’origine della vita sul nostro pianeta.

Il team di ricerca intende continuare lo studio dei campioni di Ryugu per decifrare ulteriori dettagli sul trasporto di materia organica primitiva verso la Terra. Parallelamente, gli scienziati della NASA al Johnson Space Center hanno iniziato l’analisi dei campioni raccolti dalla missione OSIRIS-REx dall’asteroide Bennu, con l’obiettivo di ampliare la nostra comprensione dell’evoluzione del Sistema Solare. Queste missioni apportano un contributo inestimabile alla scienza planetaria, gettando luce sui processi che hanno portato alla formazione dei corpi celesti e alla diffusione della vita nell’universo.