In un laboratorio cinese, è nata una scimmia maschio unica nel suo genere, caratterizzata da occhi verdi e punte delle dita gialle fluorescenti. Tuttavia, la sua eccezionalità non si limita all’aspetto esteriore. Questo primate rappresenta il frutto di un esperimento senza precedenti, nel quale sono state utilizzate cellule staminali pluripotenti provenienti da due uova fecondate geneticamente diverse della stessa specie di scimmia, il Macaca fascicularis. Ciò ha portato alla creazione di un individuo vivente e respirante, con caratteristiche notevolmente diverse.
Nel campo scientifico, una chimera è un organismo composto da cellule provenienti da più di due genitori. In questo caso specifico, le cellule e i tessuti derivanti da due diverse linee cellulari staminali, una da un embrione donatore e l’altra da un embrione ospite, erano presenti in diverse parti del corpo dell’animale, inclusi cervello, cuore, reni, fegato, apparato gastrointestinale, testicoli e cellule spermatiche. La percentuale di contributo delle cellule staminali donate variava notevolmente, raggiungendo il 92% nei tessuti cerebrali.
Studi precedenti avevano già ottenuto feti chimerici di scimmia, ma con un contributo di cellule donatrici molto più basso. La nuova scimmia chimera ha superato di gran lunga queste percentuali, anche se la sua sopravvivenza si è limitata a soli dieci giorni, sottolineando che la salute di tali organismi rimane un problema aperto.
Una questione etica da non sottovalutare
La creazione di una scimmia chimera in Cina solleva questioni etiche significative che meritano un’attenta considerazione. Innanzitutto, l’utilizzo di animali per esperimenti genetici invasivi pone interrogativi sul benessere delle creature coinvolte. La scimmia chimera, prodotto di un esperimento senza precedenti, è stata progettata in laboratorio combinando cellule staminali da due embrioni distinti. Questo approccio suscita preoccupazioni riguardo al trattamento etico degli animali, in particolare sulla loro creazione a scopi puramente sperimentali.
Inoltre, la sopravvivenza limitata della scimmia chimera – solo dieci giorni – solleva dubbi sulla sostenibilità e sull’umanità di tali esperimenti. Sebbene la ricerca possa avere potenziali benefici nel campo della biomedicina, come il miglioramento dei modelli per lo studio delle malattie neurologiche, è fondamentale valutare se i risultati giustifichino i mezzi impiegati, soprattutto in termini di sofferenza e vita degli animali coinvolti.
Un’altra preoccupazione etica riguarda la possibilità di scivolare verso un “vaso di Pandora” genetico. La creazione di chimeri di primati potrebbe aprire la strada a esperimenti sempre più audaci e potenzialmente pericolosi, sfocando ulteriormente i confini tra specie e sollevando questioni complesse sull’identità e l’integrità degli organismi viventi.
La ricerca sugli animali chimerici solleva anche domande sui limiti della scienza e sul rispetto dell’ordine naturale. Se da un lato la scienza mira a esplorare e spingere i confini della conoscenza, dall’altro è necessario mantenere un equilibrio rispettoso verso la vita e l’ambiente naturale. La creazione di esseri viventi artificiali per scopi sperimentali potrebbe essere vista come un passo oltre questo equilibrio, mettendo in discussione l’etica e la responsabilità della ricerca scientifica. La ricerca deve essere guidata da principi etici rigorosi che pongono il benessere degli animali e il rispetto per la natura al centro di ogni sforzo scientifico.