Da oltre quarant’anni, la comunità dei paleontologi è impegnata in un acceso dibattito riguardo allo stato di salute dei dinosauri prima del catastrofico impatto dell’asteroide avvenuto 66 milioni di anni fa, che segnò il termine del periodo geologico del Cretaceo, iniziato circa 145 milioni di anni fa. La questione cruciale è se i dinosauri fossero già in declino oppure se fossero all’apice della loro esistenza.
Negli anni ’70, gli scienziati osservarono un’apparente crescita nella diversità dei dinosauri tra 83,6 e 71,2 milioni di anni fa, seguita però da un calo nel numero delle specie negli ultimi milioni di anni del Cretaceo. Questo fenomeno fu interpretato da alcuni come un segno di vulnerabilità dei dinosauri, rendendo l’impatto dell’asteroide nel Golfo del Messico un semplice colpo di grazia. Tuttavia, altri studiosi sottolinearono come la percezione di una diminuzione nella diversità potesse essere influenzata dalla difficoltà di conteggiare accuratamente i dinosauri. Fattori come l’ambiente di vita, la facilità di fossilizzazione e l’accessibilità degli affioramenti potrebbero aver distorto i dati a nostra disposizione, sollevando dubbi sulla reale condizione dei dinosauri in quel periodo cruciale.
Ad oggi, uno studio condotto Kyle Atkins-Weltman, ricercatrice di di Paleoecologia ed il Professore di Anatomia e Biologia cellulare Eric Snively, entrambi dell’Oklahoma State University getta ulteriore luce a questo mistero:
Il nostro recente lavoro ha offerto nuove prospettive in merito alla diversità dei dinosauri nel periodo pre-asteroide. L’analisi di un esemplare inizialmente ritenuto un giovane di una specie conosciuta ha rivelato la sorprendente verità: si trattava di un adulto di una specie del tutto nuova.
Questa scoperta suggerisce che la diversità dei dinosauri potrebbe non essere stata in declino prima dell’impatto, ma che ci sono ancora molte specie da scoprire, incluse quelle potenzialmente già presenti nelle collezioni dei musei ma non ancora correttamente identificate.
Indagini approfondite su Eoneophron Infernalis: un nuovo capitolo nella storia dei dinosauri
Le ricerche si sono concentrate su quattro ossa degli arti posteriori di un dinosauro trovate nella formazione Hell Creek nel Sud Dakota, risalenti agli ultimi due milioni di anni del Cretaceo.
Inizialmente sono state identificate come appartenenti a una specie nota di Caenagnathidae, l’Anzu, talvolta chiamato “Chicken from Hell”, “pollo infernale“. Ricoperto di piume e dotato di ali e di un becco sdentato, pesava tra i 200 e 340 chilogrammi. Nonostante il suo soprannome, però, la sua dieta è oggetto di dibattito. Probabilmente era un onnivoro, che si nutriva sia di materiale vegetale sia di piccoli animali.
Ad ogni modo, un’analisi più approfondita ha rivelato che si trattava di un esemplare adulto di una nuova specie, che gli studiosi hanno battezzato come Eoneophron infernalis, caratterizzato da tratti unici come le ossa della caviglia fuse con la tibia e una cresta sviluppata su una delle ossa del piede.
Questo ritrovamento ha ampliato notevolmente la nostra comprensione dell’albero genealogico della specie Caenagnathidae, spingendoci a riesaminare altri fossili precedentemente classificati come Anzu. I nostri studi hanno rivelato l’esistenza di almeno tre diverse specie di caenagnathidi nel Nord America occidentale durante il tardo Cretaceo, con dimensioni variabili.
Confrontando i fossili della formazione Hell Creek con quelli di formazioni più antiche, emerge un quadro di stabilità sia nel numero di specie che nelle dimensioni relative, contraddicendo l’ipotesi di un declino della diversità dei dinosauri prima dell’impatto dell’asteroide.
Queste scoperte gettano nuova luce sul dibattito sull’estinzione dei dinosauri, suggerendo che almeno per la specie Caenagnathidae, la diversità non era in declino. Questo amplia la comprensione dell’ecosistema del tardo Cretaceo e pone nuove domande sulla dinamica dell’estinzione dei dinosauri, suggerendo che il declino potrebbe essere stato meno graduale di quanto inizialmente ipotizzato.