Nel vasto e misterioso teatro dell’universo, dove ogni stella racconta una storia e ogni pianeta nasconde segreti inesplorati, sorge una domanda che sfida le menti più brillanti dell’astronomia contemporanea: esiste un mondo nascosto ai confini del nostro sistema solare, un corpo celeste invisibile i cui sussurri sono percepiti solo attraverso le deviazioni di altri corpi celesti? Questa entità enigmatica, conosciuta come Pianeta X, rimane una delle più affascinanti incognite della scienza moderna, un puzzle cosmico che attende di essere risolto.
La caccia al Pianeta X ha coinvolto eminenti scienziati come Michael E. Brown, Matthew J. Holman e Konstantin Batygin, provenienti dal prestigioso Caltech di Pasadena e dal Center for Astrophysics-Harvard & Smithsonian di Cambridge. Questi ricercatori, particolarmente noti agli appassionati delle avventure astronomiche legate al Pianeta X, hanno alimentato il dibattito sulla sua esistenza già nel 2016. Attraverso l’analisi di anomalie orbitali di oggetti situati oltre Nettuno, nella fascia di Kuiper, e supportati da simulazioni matematiche, hanno ipotizzato l’esistenza di un gigantesco pianeta, dieci volte più massiccio della Terra e situato a circa 90 miliardi di chilometri dal Sole.
Con il passare degli anni, Brown e Batygin hanno affinato le loro ipotesi, descrivendo il Pianeta X come una sorta di “super-Terra extrasolare” e continuando a indagare su questa entità ancora avvolta nel mistero. Recentemente, hanno pubblicato un nuovo studio, ancora in fase di pre-print, che aggiorna le loro precedenti stime senza stravolgerle, basandosi sui dati raccolti dall’osservatorio Pan-STARRS situato nelle Hawaii.
L’attuale stato della ricerca
La ricerca si è concentrata sulla definizione delle aree potenzialmente ospitanti il Pianeta X, risultando in una “mappa di esclusione” che delimita dove il pianeta non si trova. Esaminando circa l’80% delle zone considerate potenzialmente abitabili dal Pianeta Nove, i ricercatori hanno ristretto il campo di indagine ma non hanno ancora localizzato l’oggetto. Le precedenti osservazioni, effettuate anche da altre strutture come la Zwicky Transient Facilities e la Dark Energy Survey, hanno contribuito a questa ricerca, incrementando la sensibilità analitica senza tuttavia scoprire nuove aree di cielo.
La ricerca non si ferma qui: i ricercatori progettano di esplorare le regioni ancora non indagate, in particolare quelle situate nel settore nord del piano galattico e in una porzione minore nel sud, aree dove il Pianeta X potrebbe nascondersi, specialmente se situato all’afelio. Il futuro osservatorio Vera Rubin sarà fondamentale in queste indagini, offrendo nuove opportunità di osservazione.
Nonostante il Pianeta X non sia stato rilevato nell’80% delle aree esaminate, la possibilità della sua esistenza rimane aperta e anzi, considerata più probabile rispetto ad altre teorie più esotiche che includono anelli di materiale cosmico, buchi neri o materia oscura. La ricerca del Pianeta X è quindi lungi dall’essere conclusa, richiedendo ulteriori indagini e l’uso di tecnologie sempre più avanzate, mantenendo aperte diverse interpretazioni sulla sua natura e le possibili influenze sul nostro sistema solare.