Un team internazionale di ricercatori ha portato alla luce prove che riscrivono la cronologia dell’espansione umana in Europa. Analizzando 13 frammenti ossei umani rinvenuti in una grotta tedesca, gli studiosi hanno stabilito che gli Homo sapiens raggiunsero il nord Europa attraversando le Alpi circa 45.000 anni fa. Questo ritrovamento implica una coesistenza con i Neanderthal in Europa per un periodo molto più esteso di quanto precedentemente stimato.
I resti, datati tra i 44.000 e i 47.500 anni fa, rappresentano le più antiche testimonianze di presenza umana nell’Europa centrale e nordoccidentale. Questa scoperta ha sorpreso gli esperti, soprattutto considerando le rigide condizioni climatiche dell’epoca, che non hanno impedito ai primi Homo sapiens di adattarsi e prosperare in un ambiente così inospitale. Sarah Pederzani, archeologa dell’Università di La Laguna e dell’Istituto Max Planck di Antropologia Evolutiva, ha evidenziato la notevole capacità di adattamento di questi antichi umani, sottolineando come le difficili condizioni climatiche non abbiano ostacolato la loro dispersione attraverso l’Eurasia.
Interazioni Homo Sapiens-Neanderthal
Prima dell’arrivo degli Homo sapiens, i Neanderthal dominavano il continente europeo, adattandosi perfettamente alle fredde temperature. La loro presenza, documentata fin da 200.000 anni fa, terminò circa 40.000 anni fa, lasciando aperte numerose questioni sulle interazioni tra le due specie durante il periodo di transizione dal Paleolitico medio al superiore.
Ricerche recenti hanno esaminato artefatti e condizioni climatiche di quel tempo, mettendo in luce la complessità delle dinamiche intercorse tra Homo sapiens e Neanderthal. Jean-Jacques Hublin, paleoantropologo presso il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, ha commentato la natura ibrida degli artefatti di questo periodo, testimoniando una mescolanza culturale e tecnologica tra le due specie. In particolare, l’analisi degli strumenti di pietra e dei resti ossei associati ha permesso di identificare la presenza umana in una grotta tedesca, usata non solo da animali, ma anche da piccoli gruppi di ominidi.
Il Mistero delle origini comuni
La capacità degli antichi umani di sopravvivere in condizioni climatiche estreme, simili a quelle della Siberia o della Scandinavia settentrionale odierna, apre nuove riflessioni sulla resilienza e l’adattabilità degli Homo sapiens. Questa scoperta sfida l’idea che la resistenza al freddo si sia sviluppata solo migliaia di anni dopo, evidenziando come gli ambienti freddi potessero rappresentare un’attrattiva maggiore per questi gruppi umani di quanto si pensasse.
Come accennato poco fa, i risultati di questa ricerca indicano che gli Homo sapiens potrebbero aver condiviso l’Europa con i Neanderthal per un periodo più lungo, suggerendo interazioni complesse tra le due specie. Questa coesistenza, anziché una rapida sostituzione dei Neanderthal da parte degli Homo sapiens, suggerisce un processo graduale di colonizzazione e adattamento a nuovi territori, che alla fine ha portato alla scomparsa dei Neanderthal. Le future ricerche potranno approfondire le dinamiche di questo periodo storico, esaminando ulteriori resti e manufatti per comprendere meglio le origini delle diverse culture del Paleolitico e le possibili interazioni genetiche tra Homo sapiens e Neanderthal.