Un telescopio sottomarino per studiare i neutrini che provengono dal centro dall’universo. E sarà realizzato anche grazie al contributo italiano. Si chiama Km3NeT ed è il progetto su cui sta puntando la Commissione Europea per il futuro della fisica.
Il dispositivo scruterà il fondo del Mediterraneo, scandagliando i fondali fino ad una profondità di 3500 metri, con l’obiettivo di studiare i neutrini che provengono da sorgenti astrofisiche a noi molto distanti, come dalle supernovae o originati da collisioni cosmiche.
Il suo operato sarà poi utile per le indagini sulla materia oscura nell’Universo, la cui esistenza è stata addirittura messa in dubbio da una recente ricerca.
Grazie alle migliaia di sensori ottici, il telescopio Km3NeT sarà in grado di rilevare nella debole luce delle profondità marine, le particelle cariche provenienti da collisioni dei neutrini. Ma non solo. La struttura ospiterà anche la strumentazione per il monitoraggio a lungo termine dell’ambiente marino più profondo e meno conosciuto.
L’infrastruttura di ricerca KM3NeT è stata individuata da ESFRI (European Strategy Forum on Research Infrastructures), il Forum europeo sulle infrastrutture di ricerca. La fase preparatoria è stata finanziata dalla UE nell’ambito del 7° PQ, avviato nel marzo 2008.
A novembre del 2011, anche l’Italia, come è stato anticipato, ha approvato 20,8 milioni di Euro da destinate alla costruzione di 30 unità di rilevazione KM3NeT.
Negli ultimi dieci anni i tre progetti pilota ANTARES, NEMO e NESTOR hanno esplorato le tecnologie, la costruzione e la distribuzione dei prototipi di piccoli telescopi progettati per funzionare a profondità che vanno dal 2500-4500 m. Il 30 maggio 2008 si è conclusa la costruzione del telescopio Antares, che adesso è il più grande dispositivo marino per lo studio dei neutrini.