Recentemente, il Sole ha manifestato una delle sue esplosioni più imponenti, registrando un’eruzione circa quaranta volte più vasta della Terra. Questo fenomeno ha generato una considerevole nube di plasma che, avanzando nello spazio, ha investito Mercurio, influenzando notevolmente la sua superficie rocciosa. È probabile che l’impatto abbia provocato su Mercurio delle insolite “aurore di raggi X”, dato che il pianeta non è protetto da un’atmosfera.
L’origine di tale eruzione sembra essere un brillamento solare di grande potenza, verificatosi intorno alle 23.00 ora locale del 9 marzo 2024, secondo Spaceweather.com. Il Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA ha rilevato un vasto filamento di plasma in esplosione, parzialmente nascosto, emergente dalla regione nord-orientale del bordo solare. Analizzando la quantità di plasma emesso, gli esperti stimano che l’eruzione si sia estesa per un tratto di circa 500.000 chilometri.
Dalle osservazioni di SDO emerge che l’esplosione ha probabilmente lasciato sulla superficie solare un’imponente traccia, denominata “canyon di fuoco”, e ha causato l’emissione di un’espulsione di massa coronale (CME), ovvero una densa nube di plasma magnetizzato e radiazioni in rapido movimento, che ha raggiunto Mercurio il giorno seguente, il 10 marzo.
Le interazioni tra CME e Mercurio illuminano il cielo del piccolo pianeta con aurore di raggi X
La vicinanza di Mercurio al Sole lo rende frequentemente bersaglio delle CME. La mancanza di un’atmosfera a protezione del pianeta espone direttamente la sua superficie agli effetti devastanti di queste tempeste solari. L’impatto degli elettroni, trasportati dalle CME, con la superficie di Mercurio provoca una rapida decelerazione delle particelle. Questo processo induce le particelle a liberare energia sotto forma di raggi X, che possono essere captati dagli strumenti scientifici terrestri. Di conseguenza, si verifica un fenomeno analogo all’aurora, visibile però nei raggi X anziché nella luce visibile.
L’evento non è solo spettacolare ma segnala anche l’anticipo del massimo solare, il picco del ciclo solare undecennale, durante il quale si intensificano frequenza e potenza di brillamenti solari e tempeste. Attualmente, gli scienziati osservano un aumento dell’attività solare, che include brillamenti di classe X, i più intensi degli ultimi sei anni, e pennacchi di plasma alti 15 volte la Terra, provenienti dal polo sud solare.
Una delle maggiori sfide durante il massimo solare è il monitoraggio del lato opposto del Sole, che potrebbe nascondere macchie solari capaci di scatenare improvvise tempeste solari. Queste possono girare verso la Terra man mano che il Sole ruota, esponendoci a brillamenti e CME. Nel gennaio 2023, ad esempio, un brillamento di classe X emesso da una macchia solare nascosta ha sfiorato la Terra. La NASA impiega il rover Perseverance, su Marte, come strumento per osservare occasionalmente il lato più remoto del Sole, sfruttando i momenti in cui Marte e la Terra si trovano in posizioni opposte rispetto alla nostra stella.