Marte: l’India ha lanciato il suo primo razzo per lo studio del suolo marziano

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India su Marte

L’India ha lanciato il suo primo razzo alla volta di Marte. Il lancio inaugurale ha avuto luogo il 5 novembre e l’obiettivo è quello di posizionare un satellite in orbita intorno al pianeta rosso. Il tutto a un costo inferiore rispetto alle precedenti missioni e, potenzialmente, il fine potrebbe essere anche quello di collocare l’emergente paese asiatico nello scacchiere della corsa allo spazio.

Il Mars Orbiter è decollato dalla costa sud-orientale del paese, con a bordo il satellite che, una volta nell’orbita di Marte, si attiverà alla ricerca di tracce di metano e di altri minerali. “Questo è un modesto inizio per la nostra missione interplanetaria“, ha detto Deviprasad Karnik, portavoce dell’Organizzazione di Ricerca Spaziale gestita dallo stato indiano (ISRO). Solo gli Stati Uniti, l’Europa e la Russia hanno inviato sonde che attualmente orbitano o sono atterrate su Marte. Le sonde sul pianeta rosso rischiano un alto tasso di fallimento. Un eventuale successo indiano sarebbe una spinta per l’orgoglio nazionale, soprattutto dopo che una missione simile avviata da parte della Cina non è riuscita a lasciare l’orbita della Terra nel 2011.

I legami dell’India con i paesi vicini sono contrassegnati tanto dalla competizione che dalla cooperazione. Gli scienziati del governo negano ogni tipo di “corsa allo spazio”, ma gli analisti sostengono che lo stato indiano abbia intensificato il suo programma a causa delle preoccupazioni per la tecnologia spaziale civile e militare della Cina.

Il costo della spedizione indiana ammonta a 4,5 miliardi rupie, ossia 73 milioni dollari, solo una parte dell’investimento per la missione MAVEN della Nasa. Secondo gli analisti, dunque, l’India potrebbe accaparrarsi una buona fetta del mercato spaziale globale, grazie alla sua tecnologia a basso costo. La missione indiana su Marte, infatti, è notevolmente più economica di alcuni degli investimenti più sontuosi messi in preventivo dal governo indiano, tra cui un piano di 340 milioni dollari per costruire la più grande statua del mondo, nello stato del Gujarat.

In virtù di questo aspetto non trascurabile, l’India si è attirata numerose critiche, essendo un paese che soffre di alti livelli di povertà, malnutrizione e carenza di potere. Aspetti che hanno causato il suo peggior rallentamento di crescita in soli dieci anni. Tuttavia, l’India ha a lungo sostenuto che la tecnologia sviluppata nel suo programma spaziale trova applicazioni pratiche nella vita di tutti i giorni. “Per un paese come l’India, non è un lusso, è una necessità“, ha detto Susmita Mohanty, co-fondatore e amministratore delegato di Earth2Orbit, la prima agenzia spaziale privata indiana. Infatti, i satelliti gioverebbero di ampie applicazioni dalle trasmissioni televisive per la gestione delle catastrofi.

Il programma spaziale indiano è stato avviato 50 anni fa e si è sviluppato rapidamente quando le potenze occidentali imposero delle sanzioni in risposta ad un test di armi nucleari nel 1974. Questo spronò gli scienziati a sviluppare una tecnologia missilistica avanzata. Cinque anni fa, la sonda Chandrayaan sbarcò sulla Luna, rilevando tracce di acqua.

La missione Mars Orbiter prevede di cercare il metano nell’atmosfera marziana, la sostanza chimica fortemente legata alla vita sulla Terra. Recenti misurazioni fatte dal rover della Nasa Curiosity ne mostrano solo alcune tracce. Inoltre, la missione indiana avrà anche l’importante compito di studiare le caratteristiche della superficie e della composizione minerale del suolo marziano.