Margherita Hack ci racconta il suo Universo

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Era come l’abbiamo immaginata: una casa sommersa dai libri e da riproduzioni e immagini raffiguranti costellazioni e galassie. È la stessa Margherita Hack ad accoglierci e ad aprirci le porte della sua dimora. Eccola lì, seduta davanti a noi che, con gli occhi magnetici come le stelle che l’appassionano, parla e ci racconta quella che è stata la sua vita proiettata verso il cosmo e di quello che osserva quando, come noi, rimane a fissare il cielo. E mentre lei parla, i suoi amati gatti entrano ed escono fieri dal salotto nel quale ci ha ricevuto. Come perfetti padroni di casa.

NM: Come è iniziata la sua avventura con le stelle?

MH: Non avevo alcuna idea di cosa fosse l’università, di che facoltà ci fossero e mi sono iscritta a lettere perché avevo molta facilità nello scrivere però sono rimasta solo un’ora sola! Mi annoiai tantissimo e allora mi ricordai che la materia che mi piaceva di più era la fisica e mi iscrissi al corso di laurea in fisica. E lì mi sono subito trovata molto bene. Ebbi la possibilità di fare la tesi in astrofisica e così la chiesi all’Istituto di astronomia. Ho imparato ad utilizzare gli strumenti e, dopo la laurea, ho continuato a far ricerca. Mi sono laureata nel 1945, nel periodo della guerra. E dopo qualche anno di precariato, ho avuto un posto da assistente incaricato e nel ’51 ho avuto il posto da assistente di ruolo.

NM: Cosa pensa guardando il cielo?

MH: Si guarda da semplici cittadini. Per il lavoro, noi analizziamo la luce delle stelle e la interpretiamo seguendo tutte le leggi della fisica. Quindi non c’è nulla di romantico nel nostro lavoro.

NM: Come si spiega l’origine dei pianeti?

MH: Ci sono delle regioni, le nebulose, dove casualmente ci sono degli addensamenti di gas, seppur molto bassi, e ci sono delle polveri, ossia particelle minuscole formate da ghiaccio, ferro e carbonio, enormi rispetto agli atomi liberi. E risultano essere un centro di aggregazione che attirano altro materiale. Quindi si forma, per attrazione gravitazionale, da un primo agglomerato di materia, uno un po’ più grosso. È così che si forma una stella. Questo materiale è tenuto insieme dalla forza di gravità. Ma ci sono dei residui intorno alla stella che formano una specie di anello, chiamata nebulosa protoplanetaria, ed è da lì che nascono i pianeti. Gli esopianeti son quelli che si formano intorno a stelle diverse dal Sole. Questo è una stella comunissima e non c’era ragione di credere che dovesse avere un sistema solare unico e solo. Gli esopianeti si sono scoperti per gli effetti che hanno sul proprio sole: come quest’ultimo attrae il pianeta, anche il pianeta attrae il sole. Naturalmente l’effetto del pianeta è molto più piccolo, ma sufficiente per turbare il moto della stella. Si è visto che tante stelle descrivono orbite parallele a quelle del Sole. Le oscillazioni periodiche ci dicono che c’è un corpo che disturba il moto e, dalla sua ampiezza, si può ricavare la massa del corpo disturbante; mentre dalla periodicità dell’oscillazione il periodo di rivoluzione.

NM: È ipotizzabile anche la presenza di altre forme di vita?

MH: Pensare di essere soli nell’universo diventa un’idea assurda. Magari la vita sarà rara perché ha bisogno di tante condizioni favorevoli e, sui pianeti scoperti finora, la maggior parte non è adatta ad ospitare la vita. Per esempio, i “Giovi” sono troppo grandi e troppo caldi e troppo vicini alla loro stella. Però ci saranno anche delle Terre e, allora, se ci sono delle condizioni favorevoli, è molto probabile che quello che è successo sulla Terra succederà o è successo anche lì. Non c’è ragione di pensare che noi siamo speciali. C’è un progetto dell’Eso, Osservatorio Europeo dell’emisfero australe, di cui fa parte anche l’Italia, che si propone di costruire un telescopio di 40 metri di diametro fatto a specchi, tenuti in forma ottica perfetta, collegati ad un computer che in tempo reale dice quale piastrella devia dalla forma geometrica ideale e aggiusta queste piastrelle in modo da avere immagini perfette. Con questo telescopio si spera di vedere direttamente l’immagine dei pianeti. Finora non li abbiamo mai visti perché sono tutti metodi indiretti.

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NM: Dunque, alla luce di tutto ciò, quando sentiamo parlare di avvistamenti Ufo, dobbiamo crederci?

MH: Gli avvistamenti Ufo sono spesso fantasie. Penso che la probabilità che ci siano altre civiltà nella nostra Via Lattea direi è praticamente certa. Ma la possibilità di poterla incontrare credo che sia dubbia a causa delle grandi distanze. Pensare di poter viaggiare da un sistema ad un altro sembra destinato a restare fantascienza. L’unico modo non fantascientifico di sapere, un giorno, di altri esseri intelligenti sarà il progetto SETI che cerca di lanciare e di ricevere segnali elettromagnetici artificiali.

NM: La Nasa sta progettando di mandare l’uomo su Marte piuttosto che sulla Luna. Cosa ne pensa?

MH: Sulla Luna non è che sia tanto utile ritornare. Andare sulla Luna è servito più che altro a dimostrare che si poteva. È stata una grossa impresa dal punto di vista umano e tecnologico. Però nel rendimento pratico, cosa si va a fare sulla Luna? Anche sfruttare le risorse minerarie della Luna sarebbe un po’ troppo caro. Non vedo la convenienza economica. L’impresa è stata umana. E non si tratta di fandonie. È stato messo uno specchio che riflette i raggi laser e con cui si può misurare esattamente la distanza della Luna e lo specchio ci è andato da sé. E anche se si andrà su Marte, anche quella sarà una grossa impresa dal punto di vista umano perché quello che faranno gli astronauti lo fanno già i robot. Non so se lo stesso lo potrà fare anche un astronauta. Comunque sarà talmente lungo, talmente costoso e talmente pericoloso che non so se sarà possibile. Io vedo l’entusiasmante impresa umana. Ammesso che anche su Marte ci siano tante risorse, sarebbe difficile portarsele sulla Terra. Poi c’è la curiosità di vedere. Se ci sono fossili di esseri viventi molto elementari, protozoi, esseri monocellulari. C’è stata quell’idea che su un meteorite proveniente da Marte ci fosse un batterio fossilizzato. Però non è un’idea accettata da tutti. È rimasta cosa molto incerta. D’altra parte, su Marte potrebbero esserci state forme di vita elementari perché ha caratteristiche di vivibilità sopportabili. Intanto c’è la durata del giorno e della notte quasi identica alla Terra. Come sulla Terra ci sono le stagioni. C’è una tenue atmosfera non respirabile e comunque si dovrebbe tenere lo scafandro, però fa effetto serra ed impedisce grossi sbalzi tra il giorno e la notte.

NM: Si stava pensando di colonizzare il pianeta Marte.

MH: E poi? A che serve? Come conquista umana in parte lo capisco. Colonizzarlo, non vedo cosa se ne ricaverebbe.

NM: Secondo lei, cosa c’è stato all’origine dell’Universo?

MH: Anche questo non si sa. Perché quando si parla di Big Bang, si parla di un fenomeno di cui abbiamo le tracce osservabili, però non sappiamo se è stato davvero l’inizio. È l’inizio di quello che noi possiamo osservare. Però prima cosa c’era? C’era di già l’Universo o no? Chi lo sa? Può essere stato una fase dell’Universo, ma non lo sappiamo. Sappiamo però come ricostruire il passato dell’Universo grazie a quella macchina del tempo che è la velocità della luce: più lontano guardo nello spazio , più indietro guardo nel tempo. Perciò riesco a vedere come era l’Universo 13 miliardi di anni fa perché le più lontane galassie che sono state osservate con il telescopio spaziale si trovano a 13 miliardi di anni luce e poi ancora più indietro. Posso arrivare a 13 miliardi e 600 milioni di anni fa in cui vedo un Universo in cui non ci sono né le stelle né le galassie. Ci sono degli addensamenti e delle rarefazioni di gas ed è l’immagine dell’Universo più lontana che posso vedere direttamente. Però dalle misure della temperatura e della densità in questa fase, posso ancora andare più indietro, vedere com’era l’Universo dal momento del Big Bang a 400 mila anni fa. Sebbene non possa vederlo perché in questo periodo l’Universo è un miscuglio di gas completamente ionizzato, cioè composto di particelle cariche e il gas ionizzato è opaco alla luce. Quindi non posso vederlo, però posso calcolare com’è variata la temperatura e la densità a 400 mila anni dal Big Bang e trovo che sono avvenute delle reazioni nucleari con formazioni di idrogeno pesante e di elio. E posso confrontarle con quelle che avvengono oggi nell’Universo. E quindi posso vedere indirettamente quello che è avvenuto oltre quel muro di luce che c’è tra il Big Bang e i 400 mila anni.

NM: Quindi cosa è stato fatto al Cern di Ginevra lo scorso anno?

MH: Lo studio di particelle in condizioni di altissima energia. Non so se ne hanno scoperte altre. Certamente non il Bosone di Higgs. Forse l’energia non era sufficiente o forse il modello standard va corretto. Cioè, spiega tante cose ma non spiega tutto.

NM: Allora il Bosone di Higgs non è la particella di Dio?

MH: Se si trovasse, sarebbe lui Dio! Perché da questa zuppa di particelle elementari si sono formati l’idrogeno, l’idrogeno fissante, l’elio, un po’ di litio. Poi si sono cominciate a formare le stelle, le galassie, i pianeti e gli esseri viventi. Quindi tutto si sarebbe formato da una zuppa di particelle elementari!

HM: Non molto tempo fa ha paragonato le stelle alle madri…

MH: E certo… Le stelle cosa sono? Sono due bolle di gas che stanno in equilibrio tra due forze opposte: la forza di gravità che tenderebbe a schiacciarle sotto il proprio peso, e la forza di pressione del gas caldo proveniente dal centro e che si agita freneticamente perché più alta è la temperatura, maggiore è la velocità di agitazione termica che esercita una pressione che tenderebbe a disperdere tutta la materia. Nel Sole succede questo.

NM: Cos’è la materia oscura?

MH: Non si sa. Si suppone siano particelle elementari ancora sconosciute che fanno sentire la loro presenza solo per la loro attrazione. Comunque c’è il dubbio che non sia un falso problema visto che solo il 5 per cento dell’Universo è osservabile e tutto il resto potrebbe essere materia oscura.

NM: E i buchi neri?

MH: I buchi neri sono materia normale. Non è materia oscura. È una regione dello spazio, abbastanza piccola, in cui c’è materia concentrata. Perché la velocità di fuga dal buco nero supera di gran lunga la velocità della luce. Quindi, nemmeno la luce può uscirne. Anche la Terra potrebbe diventare un buco nero se ci fosse una forza in grado di strizzarla tanto, mantenendo la sua massa, riducendo il raggio a qualche millimetro. C’è evidenza che in alcune stelle doppie, alcune hanno un compagno con una massa tale che potrebbe essere un buco nero.”

NM: Nespoli e Vittori. Ha visto che per la prima volta due italiani sono stati insieme sulla Iss. Cosa vorrebbe chiedere loro?

MH: Le loro emozioni. Guidoni me l’ha raccontato una volta. Sarebbe interessante sentire quello che ha visto Vittori, confrontarlo con quello che ha visto Guidoni.

NM: Lei pensa che scienza e religione si incontreranno mai?

MH: Beh, no. Penso che possano convivere. La scienza si basa sull’esperienza, sull’esperimento, sull’osservazione da cui si cerca di trarre le leggi generali. La religione assume come essere Dio, che spiega tutto. È una questione di fede. Quindi, uno scienziato può aver fede e pensare che tutto ciò che esiste è opera di Dio. Sono bisogni. Uno è la necessità di scoprire come è fatto e come funziona l’Universo e questo è il compito della scienza. L’altro è il desiderio di capire il perché, la scienza non lo può spiegare il perché. Una accetta il fatto e l’idea di Dio sembra un’idea ad hoc inventata per spiegare quel che la scienza non può spiegare. Uno sente il bisogno di credere in qualcosa di sovrannaturale. Sono bisogni individuali, personali, sia il credere che il non credere.”

NM: Dunque, cosa c’è dopo la morte se non si crede in Dio?

MH: Quando non ci sarò più, ci saranno le mie molecole, i miei atomi che serviranno a fare qualcos’altro e che resteranno legati dall’attrazione gravitazionale sulla Terra. Potranno servire a fare un pezzo di sasso, un albero, o un animale o un altro essere umano… chi lo sa! La materia resta. Soprattutto l’atomo di idrogeno non si è mai visto decadere. Non si sa se è immortale, ma comunque ha una vita molto più lunga di quella dell’Universo.

NM: E l’Anima che cos’è?

MH: Se uno, appunto, crede in Dio, crede di avere anche un’anima immortale. Se non ci crede, l’anima è il software del proprio cervello. Il cervello è l’hardware. Il software si costruisce da quando si nasce a quando si muore, con l’esperienza. Il neonato esperimenta. Per me l’anima è questo. Ma naturalmente anche l’anima è questione di fede.

NM: Cos’è che differenzia l’uomo dagli animali?

MH: Mah, credo che non si sappia ancora bene, io penso che la differenza stia in quella capacità del nostro cervello di astrarre, di avere un linguaggio complesso. Che poi non è che gli altri animali non hanno un linguaggio. È un linguaggio rudimentale, ma ce l’hanno. Anche un gatto ha tanti tipi di miagolii che sono il suo linguaggio, naturalmente astratto. Per comunicare idee e non solo fatti, questa è una proprietà unica dell’essere umano. Questo, appunto, è uno dei grossi problemi che si pongono i biologi: gli scimpanzé hanno un DNA che è al 99 per cento uguale a quello umano, quindi siamo praticamente identici. C’è comunque una differenza enorme dal punto di vista qualitativo. Il cervello è ancora in gran parte sconosciuto. Molto più complesso dell’Universo.

Un Universo al quale Margherita Hack ha dedicato tutti i suoi studi e che, da ricerca, è poi diventato passione. La stessa che ci ha mostrato, condividendo con noi le sue conoscenze riguardo al cosmo, che da quel giorno ci sembra ancora più interessante e misterioso.