Si tratta di uno dei reperti archeologici più discussi e misteriosi di sempre: le linee di Nazca. Si tratta di circa 13 mila linee sistemate a formare circa 800 figure e si trovano nel deserto di Nazca, nella parte meridionale del Perù.
Su di esse ne sono state dette e scritte. Per alcuni avevano un significato astronomico per cui ogni figura era rivolta verso una costellazione. Per altri erano un richiamo agli dei. Ma altri ancora ritengono perfino che siano state costruite per richiamare la presenza di popolazioni aliene.
Ma oggi pare che il mistero delle linee sia stato svelato, e gli alieni e gli dei non ne sono coinvolti. David Johnson, grazie alla collaborazione di altri studiosi dell’University of Massachusetts, sostiene infatti che i geroglifici peruviani sono in realtà una gigantesca mappa delle risorse d’acqua sotterranea.
La zona, come sappiamo, era molto scarsa d’acqua essendo desertica, per cui si trattava in qualche modo di una mappa del tesoro idrico. A sostegno della sua tesi vi è il fatto che c’è una forte somiglianza tra gli antichi acquedotti o altri elementi ‘d’acqua’ e le principali figure del luogo.
All’origine di tale supposizione vi sono anche gli studi dell’Istituto Archeologico Tedesco e dall’Istituto Andino di Ricerche archeologiche, che hanno rintracciato la presenza di offerte religiose nei pressi dei geroglifici, assimilabili a offerte di ringraziamento agli dei, magari proprio per la presenza dell’acqua.
Spiga Johnson: ” assai probabile che le linee fossero una specie di linguaggio che serviva per comunicare dove fossero localizzati i pozzi e gli acquedotti”. Ad esempio, la presenza di un tratto indicava la presenza di un pozzo, o ancora i cerchi indicavano fontanelle o sorgenti.
Il mistero delle linee di Nazca pare essere stato risolto, e questa volta gli alieni non c’entrano.