Gli astronomi hanno rivolto la loro attenzione al sistema TRAPPIST-1 fin dal momento in cui il telescopio spaziale Spitzer ha rivelato l’esistenza di sette esopianeti con caratteristiche simili a quelle della Terra, orbitanti attorno a questa stella distante. Tuttavia, le speranze di trovare mondi accoglienti hanno subito un contraccolpo quando il telescopio spaziale James Webb ha esaminato il sistema senza identificare tracce di atmosfere attorno a questi pianeti. Un recente studio ha indagato le potenziali condizioni atmosferiche di TRAPPIST-1e, uno degli esopianeti, gettando luce sulla possibilità di trovare luoghi veramente idonei alla vita al di fuori del nostro sistema solare.
TRAPPIST-1 è classificata come una nana rossa, o nana M, rappresentando la categoria più minuscola di stelle capaci di sostenere reazioni di fusione nucleare. Questo tipo di stelle, peraltro il più diffuso nel nostro cielo, presenta temperature inferiori rispetto al Sole, permettendo ai pianeti di orbitare a distanze relativamente ridotte e di rientrare comunque nella cosiddetta zona abitabile. I pianeti del sistema TRAPPIST-1 orbitano in una fascia più vicina di quella di Mercurio rispetto al Sole, il che solleva questioni riguardanti le loro effettive condizioni di abitabilità.
Quando si parla di un pianeta potenzialmente abitabile, ci si riferisce alla presenza di una superficie solida e alla quantità di radiazione solare sufficiente per consentire l’esistenza di acqua allo stato liquido. Studi precedenti hanno messo in luce come i pianeti in prossimità di una nana rossa possano essere esposti a venti solari così intensi da spazzare via le loro atmosfere.
Un nuovo studio sul riscaldamento atmosferico di TRAPPIST-1e
Il recente lavoro di ricerca condotto da Ofer Cohen dell’Università del Massachusetts Lowell propone un ulteriore meccanismo di perdita atmosferica legato alla rapida orbita dei pianeti attorno a stelle come TRAPPIST-1. Secondo quanto riportato da Space.com, l’analisi si concentra sul fenomeno del riscaldamento Joule, un processo che potrebbe provocare l’ebollizione dell’atmosfera di TRAPPIST-1e. Il modello fisico sviluppato da Cohen e dal suo team suggerisce che le variazioni rapide del campo magnetico stellare possano generare un notevole aumento di temperatura nell’atmosfera del pianeta, in particolare nelle sue regioni più elevate, le quali entrano in diretto contatto con lo spazio.
Questo fenomeno, causato dalle intense correnti presenti nella ionosfera e derivante dal movimento di tensione tra i campi magnetici del pianeta e della stella, potrebbe portare a un riscaldamento continuo di 1 watt per metro quadrato. Tale effetto è simile a quello sperimentato dalla Terra, sebbene in una misura infinitamente più debole, data la maggiore distanza dal Sole.
La ricerca conclude che il riscaldamento Joule potrebbe essere responsabile dell’erosione dell’atmosfera di TRAPPIST-1e, partendo dalle sue porzioni più esterne per poi, potenzialmente, intaccare anche gli strati più bassi. Questo processo, insieme all’azione del vento solare, potrebbe portare alla completa scomparsa dell’atmosfera, lasciando dietro di sé un ambiente inospitale e privo di vita.
TRAPPIST-1e occupa una posizione centrale all’interno della zona abitabile della sua stella, circondato da altri sei pianeti. Se le ipotesi del modello risultassero accurate, è plausibile che tutti questi corpi celesti subiscano un’intensa attività di riscaldamento Joule, compromettendo la presenza di atmosfere dense. La continua assenza di prove atmosferiche da parte di Webb e di altri strumenti osservativi potrebbe confermare questa teoria, delineando un quadro meno promettente per la ricerca di nuovi mondi abitabili all’interno del sistema TRAPPIST-1.