Recenti studi hanno rivelato che il movimento laterale lungo le particolari “strisce di tigre” sulla superficie della luna di Saturno, Encelado, è correlato a getti di cristalli di ghiaccio che erompono dalla sua crosta ghiacciata. Queste scoperte potrebbero essere cruciali per comprendere meglio le caratteristiche dell’oceano sotterraneo di questa luna ghiacciata e valutare la sua potenziale abitabilità.
Le “strisce di tigre” di Encelado sono costituite da quattro fratture parallele situate al polo sud della luna, scoperte per la prima volta dalla sonda Cassini della NASA nel 2005. Questa regione è teatro di un fenomeno noto come “criovulcanismo“, che espelle cristalli di ghiaccio presumibilmente provenienti dall’oceano sepolto di Encelado, formando una vasta colonna di materiale sopra il polo sud del satellite di Saturno.
L’intensità di questa colonna e dei getti che la generano sembra variare seguendo un modello che coincide con l’orbita quasi trentatré ore di Encelado attorno a Saturno, il secondo pianeta più massiccio del sistema solare. Ciò ha portato gli scienziati a teorizzare che l’attività dei getti aumenti a causa delle sollecitazioni mareali che agiscono sulle “strisce di tigre”.
Tuttavia, questa teoria non spiega perché i picchi di luminosità dei getti si verifichino ore dopo che le sollecitazioni mareali raggiungono il loro apice, né la presenza di un secondo picco minore poco dopo l’avvicinamento massimo di Encelado a Saturno. Un nuovo modello numerico delle sollecitazioni mareali e del movimento delle fratture delle “strisce di tigre” ha identificato un fenomeno simile a quello osservato nella faglia di San Andreas, in linea con il pattern di attività dei getti.
Alexander Berne, capo del team di ricerca e dottorando presso il California Institute of Technology (Caltech), ha spiegato che il modello numerico sviluppato simula il movimento di tipo trascorrente lungo le faglie di Encelado, tenendo conto del ruolo della frizione, che rende lo scorrimento lungo le faglie sensibile sia alle sollecitazioni compressive sia a quelle di taglio. Il modello ha mostrato come le variazioni nella luminosità della colonna e nelle variazioni termiche superficiali siano regolate dal movimento trascorrente durante l’orbita di Encelado.
Analogie terrestri e implicazioni per la ricerca di vita
La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, ha rivelato che i meccanismi di frizione controllano il movimento lungo le interfacce delle “strisce di tigre”, dove i due lati delle fratture si incontrano, comportandosi periodicamente in un modo che alterna scorrimento e bloccaggio. Questa dinamica è correlata alla luminosità dei getti, suggerendo che le variazioni nell’attività dei getti siano controllate dalla presenza di “pull-aparts” lungo le faglie, zone piegate che si aprono permettendo all’acqua di risalire dall’oceano sotterraneo attraverso la crosta ghiacciata alimentando i getti criovulcanici.
Questo processo è analogo al movimento lungo le strutture di bacino “pull-apart” sopra grandi faglie trascurrenti soggette a stress tettonici, come nel Bacino di Salton sulla faglia di San Andreas. Tali dinamiche possono regolare l’attività criovulcanica di Encelado, offrendo nuove prospettive sulla possibile evoluzione della vita nell’oceano interno della luna. Il team prevede di continuare le indagini attraverso misurazioni geofisiche su Encelado, che potrebbero confermare o confutare le ipotesi del loro studio. Queste osservazioni sono cruciali per comprendere meglio le dinamiche del nucleo e della crosta della luna, oltre che l’estensione di questi processi nel tempo.