In una grotta denominata Hualongdong, situata nella provincia cinese dell’Anhui, sono stati portati alla luce resti umani che risalgono a circa 300.000 anni fa. Particolarmente interessante è un pezzo di mandibola che potrebbe corrispondere allo stesso individuo descritto nel 2019, un giovane di circa 12-13 anni, come indicato dal lavoro della paleoantropologa Xiujie Wu e del suo team.
Analisi digitali, che hanno confrontato questa mandibola con altri 83 reperti, hanno rivelato una composizione affascinante di caratteristiche sia primitive che avanzate. Da questi indizi emergerebbe la possibilità che i resti di Hualongdong appartengano a precursori o parenti prossimi dei primi Homo sapiens. Nonostante ciò, l’ipotesi di un’origine asiatica dell’Homo sapiens rimane fonte di contesa, specialmente alla luce dei fossili più antichi ritrovati in Etiopia.
Yameng Zhang, esperto di paleoantropologia dell’Università di Shandong, ha sottolineato:
L’immagine complessiva dell’evoluzione umana in Asia orientale durante il Pleistocene rimane intricata. Vari tipi di ominidi antichi hanno popolato questa regione durante il Pleistocene medio, e non è ancora definito se tra questi ci possa essere un diretto antenato dell’uomo moderno.
Il cranio identificato come HLD6 presenta una caratteristica “ibrida”, mostrando una combinazione di tratti sia primitivi che evoluti. Alcuni aspetti rimandano ai primi Homo erectus, mentre altri avvicinano il reperto agli Homo sapiens. Se da un lato l’assenza di un mento marcato lo differenzia dall’Homo sapiens, altre sue caratteristiche rispecchiano quelle dell’uomo moderno.
Questa scoperta indica che, nonostante le somiglianze con la nostra specie, HLD6 potrebbe evidenziare la complessa diversità degli ominidi in Asia durante il tardo Pleistocene. Alcuni crani con caratteristiche simili, ritrovati in Cina, sono stati associati ai Denisovani, un ramo “parallelo” all’evoluzione umana. Tuttavia, HLD6 potrebbe introdurre una nuova via evolutiva, legata agli Homo sapiens ma distinta dai Denisovani e dall’Homo erectus.
María Martinón-Torres, paleoantropologa, ha enfatizzato la necessità di ulteriori studi e scoperte per determinare esattamente dove collocare questi individui nel nostro albero genealogico, proponendo l’analisi di proteine antiche come possibile chiave per risolvere questo enigma.