Un sorprendente sviluppo nel campo dell’astronomia sta ridefinendo la nostra comprensione della formazione stellare. Contrariamente a quanto si pensava in precedenza, numerosi sistemi stellari, ritenuti composti da due stelle, si sono rivelati essere in realtà triplette stellari. Questo rivoluzionario risultato emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, condotto dall’Università di Leeds. I ricercatori hanno utilizzato i dati provenienti dalla missione Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che mira a mappare circa 2 miliardi di stelle nella Via Lattea, per giungere a questa sorprendente scoperta.
Nuove prospettive sulla formazione stellare
Lo studio, guidato da René Oudmaijer, ha concentrato l’attenzione sulle stelle della classe Be, tra le più grandi e diffuse nell’universo, caratterizzate da un disco di polveri e gas simile agli anelli di Saturno. L’origine di questi dischi era precedentemente attribuita alla presenza di una stella compagna, che sottraeva materia alla stella principale. Tuttavia, le nuove rivelazioni indicano che in molti casi esiste un terzo astro, spesso debole e difficile da rilevare, che spinge la seconda stella ad avvicinarsi alla principale. Questo processo porta alla formazione di un “vampiro cosmico”, che inizia a depredare la materia della sua vicina, rendendola quasi invisibile.
Queste scoperte non solo riscrivono i modelli esistenti sulla formazione stellare, ma hanno anche significative implicazioni in diversi ambiti dell’astronomia. Secondo Oudmaijer, questi risultati forniscono un importante indizio per comprendere meglio le stelle che originano buchi neri e stelle di neutroni, oggetti celesti noti per la loro capacità di emettere onde gravitazionali, un fenomeno che solo di recente è stato possibile osservare. La comprensione di queste dinamiche stellari potrebbe, quindi, contribuire a una migliore conoscenza delle onde gravitazionali e della fisica che le regola.