La Mano di Dio: Dark Energy Camera individua un globulo cometario nello Spazio

Entra nel nuovo canale WhatsApp di NextMe.it
Mano di Dio Cg4
©Ctio/NoirLab/Doe/Nsf/Aura, T.A. Rector (University of Alaska Anchorage/Nsf’s NoirLab), D. de Martin & M. Zamani (Nsf’s NoirLab)

A 1300 anni luce dalla Terra, nella costellazione della Poppa, si manifesta un fenomeno astronomico di straordinaria bellezza, noto come CG 4. Questo oggetto, affettuosamente soprannominato “Mano di Dio“, è un globulo cometario, una delle molteplici e misteriose strutture presenti nella Via Lattea. La sua forma, che ricorda una mano tesa verso l’infinito dello spazio, continua a essere al centro di intense discussioni e studi nel campo dell’astronomia.

I globuli cometari, classificati come una sotto-categoria delle nebulose oscure chiamate globuli di Bok, suscitano un grande interesse tra gli astronomi grazie alla loro composizione densa di gas e polvere. Queste strutture sono circondate da materiale più caldo e ionizzato. CG 4, in particolare, con un nucleo polveroso di 1,5 anni luce di diametro e una coda di circa 8 anni luce, rappresenta un esemplare tipico di queste formazioni, sebbene sia di dimensioni relativamente contenute. Nonostante la loro somiglianza estetica con le comete, i globuli cometari non hanno una relazione diretta con questi corpi ghiacciati.

Dark Energy Camera

L’osservazione di dettagli così minuti su un globulo cometario come CG 4 è stata resa possibile grazie all’uso della Dark Energy Camera (DeCam), installata sul telescopio Víctor M. Blanco di 4 metri al Cerro Tololo Inter-American Observatory, parte del NoirLab dell’NSF. Questo strumento ha permesso di catturare immagini chiare della struttura di CG 4, mostrando la testa polverosa e la lunga coda che confermano le sue dimensioni modeste rispetto ad altri globuli di Bok. Fotografati per la prima volta nel 1976, questi oggetti rimangono sfuggenti e difficili da osservare a causa della loro bassa luminosità.

La particolarità di CG 4 non si limita alla sua composizione e dimensioni. La DeCam, utilizzando un filtro speciale per l’idrogeno-alfa, ha rilevato un bagliore rosso, evidenza dell’idrogeno ionizzato presente sia nella parte superiore del globulo sia lungo il suo bordo esterno. Questa luminescenza è stimolata dalla radiazione di stelle vicine, molto calde, che non solo eccitano l’idrogeno ma erodono progressivamente il globulo, disperdendo le piccole particelle che riflettono la luce. Questo processo non solo modella il globulo, ma lascia anche abbastanza gas per supportare la formazione di nuove stelle di dimensioni simili al Sole.

Mano di Dio Cg4
©Ctio/NoirLab/Doe/Nsf/Aura, T.A. Rector (University of Alaska Anchorage/Nsf’s NoirLab), D. de Martin & M. Zamani (Nsf’s NoirLab)

Nell’immagine catturata, CG 4 sembra quasi inghiottire la galassia a spirale ESO 257-19 (PGC 21338). Tuttavia, ciò è solo un effetto di allineamento ottico, poiché la galassia è in realtà situata a oltre cento milioni di anni luce di distanza. La presenza di due giovani oggetti stellari vicino alla testa del globulo indica che CG 4 potrebbe essere un sito di intensa attività di formazione stellare.

CG 4 e molti altri globuli cometari si trovano all’interno della vasta Nebulosa di Gum, il residuo di una supernova esplosa circa un milione di anni fa. Gli astronomi ipotizzano che la forma di questi globuli sia il risultato dell’interazione con le esplosioni supernova precedenti o sia modellata dai venti stellari e dalla pressione radiativa delle stelle vicine. Questa interazione offre una prospettiva affascinante sulle dinamiche della formazione stellare e sulla struttura complessiva dell’universo.