Una squadra internazionale composta da esperti in vari campi della scienza ha recentemente proposto una legge universale che intende spiegare l’evoluzione non solo della vita ma di entità a più ampio spettro, come minerali, pianeti e stelle. Questa legge innovativa, che identifica i “concetti universali di selezione” come motore dell’evoluzione di sistemi sia biologici che inanimati, è stata denominata “legge dell’aumento dell’informazione funzionale”. In pratica, mira a decifrare una delle questioni più enigmatiche dell’universo: la tendenza intrinseca dei sistemi naturali a sviluppare una crescente complessità.
Jonathan Lunine, co-autore dello studio e professore di scienze fisiche alla Cornell University, ha espresso l’entusiasmo per l’avvenuta collaborazione tra professionisti di diversi settori. Ha sottolineato l’importanza di questa sinergia nel tentativo di risolvere uno dei grandi misteri cosmici: perché la complessità dei sistemi, inclusa la vita, tende ad aumentare nel tempo, accumulando sempre più informazioni funzionali?
Un’estensione della teoria darwiniana
La ricerca, pubblicata sulla rivista PNAS, non si limita a una semplice descrizione dei fenomeni. Le leggi scientifiche, infatti, delineano ciò che osserviamo nell’universo, ma non forniscono spiegazioni sul perché tali fenomeni si verificano o sulle loro cause ultime. Tuttavia, la legge proposta dai ricercatori sottolinea un principio fondamentale: l’informazione funzionale di un sistema tende ad aumentare, cioè a evolversi, quando diverse configurazioni di tale sistema vengono selezionate per una o più funzioni.
Questa legge si estende oltre la teoria dell’evoluzione formulata da Darwin, poiché suggerisce che anche i sistemi non viventi subiscano un’evoluzione quando emergono nuove configurazioni che migliorano la loro funzionalità. Un esempio di tale funzionalità potrebbe essere la stabilità di un sistema. La comunità scientifica ha accolto la nuova legge con reazioni miste. Stuart Kauffman, biologo teorico e professore emerito all’Università della Pennsylvania, ha elogiato lo studio come “audace e trasformativo”, mentre altri, come l’astronomo Martin Rees dell’Università di Cambridge, hanno espresso scetticismo, sostenendo che la varietà emergente nel mondo inanimato non necessita di nuovi principi fondamentali analoghi alla selezione darwiniana.