La gigantesca “lucertola marina” che dominava gli oceani 66 milioni di anni fa grazie ai denti a forma di pugnale

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Khinjaria acuta ricostruzione artistica

In una recente scoperta avvenuta in Marocco, gli scienziati hanno identificato una nuova specie di mosasauride risalente al Maastrichtiano, l’ultima fase del Cretaceo. Battezzata Khinjaria acuta, questa specie rappresenta un esemplare di plioplatecarpo, distinto per la sua abilità di nuotatore veloce e predatore efficace. Il ritrovamento è avvenuto nei depositi fosfatici di Sidi Chennane, situati nel bacino di Oulad Abdoun, nella provincia di Khouribga, una località marocchina famosa per i suoi ricchi giacimenti di fossili.

Il professor NE. Jalil del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi ha illustrato l’importanza dei fosfati marocchini nell’offrire uno sguardo unico sui mari del Cretaceo superiore, un’epoca caratterizzata da una diversità biologica marina straordinaria, immediatamente precedente all’estinzione di massa che segnò la fine dei dinosauri.

Khinjaria acuta
©Longrich, N. R., Et al (2024) Cretaceous Research

La singolarità di Khinjaria acuta

Il nome Khinjaria acuta trae ispirazione dal termine arabo “khinhar”, che significa pugnale, e dal latino “acuta”, indicante qualcosa di tagliente, un chiaro riferimento ai suoi imponenti denti affilati. Secondo il dottor Nick Longrich, ricercatore principale dell’Università di Bath, i mosasauri presentavano una varietà di dentature adatte a diversi metodi di caccia, ma Khinjaria si distingue per la sua particolare conformazione dentale, ideale per infliggere ferite profonde alle sue prede.

Khinjaria acuta dominava gli oceani nell’epoca in cui i triceratopi vagavano sulla terraferma, poco prima della grande estinzione di fine Cretaceo, circa 66 milioni di anni fa. Longrich sottolinea la diversità e l’abbondanza unica della fauna marina di questo periodo, la quale precedette la scomparsa dei dinosauri e dei rettili marini.

Le analisi fossili rivelano che Khinjaria acuta potrebbe aver raggiunto le dimensioni di un’orca moderna, con una lunghezza stimata tra i 7 e gli 8 metri. Studi comparativi indicano una stretta parentela con un’altra specie, Goronyosaurus nigeriensis, condividendo caratteristiche uniche quali un muso corto e una parte posteriore del cranio allungata, adattamenti che si ritiene conferissero a queste creature una potente forza di morso.

Questa insolita morfologia cranica, secondo il professor Jalil, suggerisce una tremenda capacità di mordere, probabilmente utilizzata per cacciare grandi specie di pesci, squali, o altri mosasauri. Tuttavia, l’analisi delle orbite oculari ridotte e della forma del muso suggerisce che Khinjaria potesse affidarsi principalmente all’olfatto durante la caccia, probabilmente in condizioni di scarsa visibilità o durante la notte, per evitare la competizione con altri predatori del suo tempo.

La scoperta aggiunge una nuova dimensione alla nostra comprensione degli ecosistemi marini del passato, dimostrando che gli oceani del Cretaceo supportavano una varietà di predatori apicali molto più ampia di quanto non facciano oggi. Questo studio, pubblicato su Cretaceous Research, evidenzia la ricchezza e la diversità della vita marina milioni di anni fa, offrendo preziose intuizioni sull’evoluzione degli ecosistemi oceanici.