L’astronomia sta per fare un significativo salto in avanti grazie alla telecamera LSST (Legacy Survey of Space and Time), una meraviglia tecnologica di 3.200 megapixel che pesa ben 3.000 chilogrammi. Le immagini catturate da questo strumento sono di una grandezza tale che per visualizzarle a dovere servirebbero 378 schermi 4K di alta definizione.
Dopo aver fatto notizia per la singolare fotocamera nel deserto che scatta una foto ogni millennio, il focus si sposta ora sulla LSST, destinata a essere installata all’Osservatorio Vera C. Rubin in Cile. Questo avanzato dispositivo si prefigge l’ambizioso obiettivo di rispondere a interrogativi cruciali relativi alla materia oscura e all’energia oscura. “Con la recente finalizzazione della LSST presso il Stanford Linear Accelerator Center (SLAC) e la sua prossima integrazione nell’Osservatorio, siamo pronti a creare la più estesa registrazione filmica e la mappa celeste più dettagliata mai realizzate”, dichiara Željko Ivezić, professore all’Università di Washington.
Caratteristiche tecniche impressionanti
La LSST si distingue non solo per le dimensioni, ma anche per le sue specifiche tecniche di spicco. Dotata di due lenti, la principale delle quali misura 1,5 metri di diametro, è la più grande mai realizzata per uno scopo simile. Il secondo obiettivo ha un diametro di 90 centimetri. Il piano focale è composto da 201 sensori CCD, ciascuno con pixel da 10 micron, offrendo prestazioni di imaging eccezionali.
Aaron Roodman, professore allo SLAC e vicedirettore dell’Osservatorio Rubin, evidenzia le capacità straordinarie della telecamera:
È così precisa da poter individuare una pallina da golf a circa 25 chilometri di distanza, coprendo un’area sette volte più estesa della Luna piena. Le sue immagini, ricche di miliardi di stelle e galassie, contribuiranno a svelare molti misteri dell’Universo.
Sebbene non sia ancora chiaro se la LSST catturerà le foto più spettacolari dell’anno, è certo che l’Osservatorio Rubin utilizzerà le sue capacità per studiare le evoluzioni galattiche nel corso dei miliardi di anni, fornendo nuove intuizioni sull’evoluzione delle galassie e sulla distribuzione della materia oscura.