Videogames: i pro e i contro

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I videogames fanno sempre notizia. E il più delle volte è per via degli effetti negativi che hanno sulle persone, specie sui bambini: una recente indagine ha però scavato più a fondo analizzandone pro e contro sulla base dei molteplici studi condotti negli ultimi anni.

L’articolo, a cura di Douglas Gentile, è stato pubblicato sull’ultimo numero di Nature Reviews/Neuroscience e fa riferimento a sei differenti ricerche sull’argomento, con particolare riferimento all’influenza che i videogiochi hanno sul cervello e sulla socialità in generale.

Daphne Bavelier e C. Shawn Green dell’Università di Rochester, riporta l’articolo, hanno ad esempio riscontrato come alcuni giochi, persino quelli piuttosto violenti, contribuiscano al miglioramento delle capacità percettive e dell’attenzione, mentre i videogiochi ‘pro-socialità’ si dimostrano col tempo più che benefici sotto il profilo comportamentale, a dimostrazione del fatto che, con la giusta scelta di contenuti, il gioco può insegnare molto più di quanto ci si auguri.

Si tratta chiaramente di un’arma a doppio taglio: il gioco insegna in positivo come in negativo.

Lo psicologo Craig Anderson, il cui contributo è presente nell’articolo, ha infatti analizzato i risultati di circa 381 test indipendenti per un totale di oltre 130mila partecipanti volontari, ed ha riscontrato come i giochi violenti abbiano influenze nefaste in termini di aggressività.

Anche uno studio dell’Indiana University si era concentrato recentemente su questo argomento, individuando nel gioco violento un pericolo non indifferente per le capacità relazionali sane, pericolo che risulta essere di natura neurobiologica, visto che il gioco modifica letteralmente alcune aree del cervello.

Nell’articolo del Nature Reviews, dall’emblematico titolo ‘Il cervello nei videogames’, Gentile analizza anche un altro aspetto: quello della dipendenza. Al di là degli effetti o dei rischi connessi con l’uso eccessivo dei giochi di ogni genere infatti, esiste un problema connesso con la patologia vera e propria, perché i videogiochi possono in alcuni casi avere effetti simili alla dipendenza da sostanze stupefacenti.

Molto dipende chiaramente sia dal gioco in questione sia dall’utilizzo che concretamente se ne fa: "In linea di massima - ha spiegato Gentile - non esistono videogiochi buoni o cattivi, esistono però evidenze sul fatto che rappresentino un potente strumento d’insegnamento, ecco perché è necessario sfruttarlo con intelligenza, per massimizzare ciò che di buono possono offrire riducendo al minimo i potenziali rischi".

Annalisa Di Branco

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