Un errore sulla fine dei ghiacciai dell’Himalaya. Ad ammettere lo sbaglio è stato lo stesso vice presidente del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, l’IPCC. Qualche tempo fa, infatti, tali studiosi hanno annunciato che i ghiacciai himalayani potrebbero scomparire entro il 2035.
Ma numerosi scienziati avevano contestato tale stima. “È così sbagliato che non vale neanche la pena di discutere” ha affermato Georg Kaser, dell’Università di Innsbruck. Immediata la replica del vice presidente dell’IPCC, Jean-Pascal van Ypersele, che se da una parte ha ammesso l’errore aggiungendo anche che avrebbe dovuto essere rivisto, dall’altra ha risposto seccamente alle accuse.
“Io non vedo come un errore in un rapporto di 3 mila pagine possa danneggiare la credibilità dell’intera relazione”. E ha aggiunto: “Alcune persone cercano di usarlo per danneggiare la credibilità del IPCC, ma se siamo in grado di scoprire, spiegare e modificare l’errore, la credibilità dell’IPCC ne esce rafforzata, mostrando che siamo pronti a imparare dai nostri errori”.
Il rapporto cui si riferisce, infatti, non si occupa solo del problema dei ghiacciai dell’Himalaya, ma in genere del surriscaldamento globale.
Alla base dell’errore, sullo scioglimento dei ghiacciai himalayani pare vi sia un’intervista del 1999 di un glaciologo indiano, Syed Hasnain, pubblicato sulla rivista New Scientist. Successivamente ripresa dal WWF nel 2005, viene citata nel 2007 dalla relazione in questione, la AR4 dell’IPCC: “I ghiacciai dell’Himalaya si stanno ritirando più velocemente che in qualsiasi altra parte del mondo, il rischio della loro scomparsa entro l’anno 2035 è più alto”.
Questa la frase oggetto del contendere. Rimane il fatto che lo scioglimento dei ghiacciai a causa del global warming è un argomento incontrovertibile.