I gatti e gli esseri umani hanno prospettive molto diverse sul mondo, sia letteralmente che metaforicamente parlando. Infatti, come ben illustrano queste immagini, i gatti usano i loro occhi altamente specializzati per osservare le cose in un modo molto diverso da quello ci è proprio.
Queste immagini sono state messe a confronto da un artista grafico, Nickolay Lamm, in collaborazione con un team di esperti nel settore dell’oculistica animale, tra cui Kerry L. Ketring e il dottor DJ Haeussler. Lamm ci aveva già stupiti per aver ipotizzato il volto dell’uomo tra 100mila anni e New York su un altro pianeta. I gatti hanno un campo visivo di 200 gradi rispetto ai nostri 180. La vista periferica dell’uomo è di 20 gradi su ogni lato, come mostrato nelle immagini sfocate. La visione periferica dei gatti, al contrario, è di 30 gradi per ogni lato. E anche qui osserviamo una certa sfocatura, insieme ad una estensione delle visualizzazioni.
I gatti, dunque, possono vedere da sei a otto volte meglio in penombra degli esseri umani a causa dell’elevato numero di bastoncelli (specializzati nella visione notturna e periferica) e per le loro pupille ellittiche e le grandi cornee. Insomma, se un essere umano dotato di una buona vista è in grado di vedere nitidamente fino a 100 o 200 metri, un gatto riesce a mettere a fuoco un oggetto ancor più distante.
In precedenza, si sosteneva che i gatti fossero dicromatici (ossia in grado di distinguere solo due colori), al contrario dei cani e degli uomini che in alcuni casi potrebbero essere affetti da protanopia, ovvero l’incapacità di percezione del colore rosso. Si sono riscontrati, infatti, alcuni picchi di percezione di altri colori, come il blu e il viola o il giallo e il verde. Questo indica che i felini siano trinocromatici, ma non nel senso umano: i coni (meno sensibili e stimolati solo dalla luce intensa, ma in grado di produrre una ricchezza di dettagli ad alta risoluzione) non sono così sparsi come i nostri, ma cadono tutti nella gamma del viola e giallo.
Le nostre retine hanno molti più coni dei gatti, soprattutto nella zona della fovea. Ciò contribuisce a darci una visuale ricca di colori vivaci e con una risoluzione dettagliata. I cani e i gatti invece sono in grado di vedere meglio in penombra e durante la notte. Non hanno la fovea (l’avvallamento circolare della retina), ma una “zona centralis” grazie alla quale riescono percepire i movimenti molto più veloci. Prerogativa molto utile quando si tratta di cacciare piccoli animali che cambiano direzione molto velocemente durante un inseguimento.
Queste differenze li contraddistinguono per la sofisticata vista notturna, un’ottima capacità di raccogliere e seguire i movimenti rapidi, ma al costo di percepire il colore in modo meno vivace, con una risoluzione meno dettagliata. Alla luce di ciò, gli esseri umani hanno la capacità di cogliere i movimenti lievi, ad una velocità 10 volte più lenta dei gatti. Vale a dire che siamo in grado di vedere gli oggetti che si muovono molto lentamente e che, per i nostri amici felini, sembrano non muoversi affatto.