Elon Musk, il visionario imprenditore con origini sudafricane, ha recentemente annunciato attraverso il suo profilo sulla piattaforma X, il 15 marzo, una mossa strategica di grande rilevanza: la trasformazione di Grok, il software di intelligenza artificiale sviluppato dalla sua startup, in un progetto open source. Questa decisione si è concretizzata proprio questa mattina, quando il codice sorgente del software è stato reso accessibile al pubblico.
Grok si posiziona come diretto concorrente di ChatGPT, distinguendosi per una caratteristica peculiare enfatizzata da Musk: la sua propensione per il sarcasmo e la capacità di gestire quesiti audaci che solitamente vengono elusi dagli altri sistemi di intelligenza artificiale. La scelta del nome Grok, ispirata al romanzo “Guida galattica per gli autostoppisti” di Douglas Adams, riflette la capacità del chatbot di “comprendere in modo profondo e intuitivo”, ampliando così gli orizzonti della conversazione digitale.
Le motivazioni dietro la decisione di Musk
La scelta di rendere Grok un progetto open source non è casuale ma si inserisce in un contesto di intensa competizione con giganti del settore tecnologico quali Meta, Google e Microsoft, quest’ultimo partner di OpenAI. Mentre Meta e Google hanno già optato per la condivisione aperta dei loro chatbot, OpenAI segue un percorso divergente, privilegiando la riservatezza del proprio codice per preservare un vantaggio competitivo.
Nel mezzo di questa contesa, Musk ha anche intrapreso azioni legali contro OpenAI, puntando il dito contro l’organizzazione per non aver onorato la propria “missione” originale di ente non-profit dedicato alla ricerca e allo sviluppo nell’ambito dell’intelligenza artificiale, fondata nel 2015. La notizia sull’apertura di Grok precede di poco un’altra dichiarazione di rilievo da parte di Musk, attuale proprietario e presidente di X, riguardante l’uso personale di ketamina su prescrizione medica, un dettaglio condiviso nell’interesse degli investitori.