Google lancia il dominio .ing ed è subito guerra di “market.ing” per accaparrarseli

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dominio .ing

Il colosso Google ha svelato la sua ultima innovazione: il dominio di primo livello .ing. Questa nuova estensione offre alle aziende la possibilità di concepire URL inediti e accattivanti. Come riportato sul blog ufficiale di Google, il dominio è stato ideato per essere versatile, adattandosi sia a chi vuole creare un sito web dal tono leggero e ammiccante, sia a chi desidera contribuire a una causa nobile, dar vita a un design accattivante o semplicemente rielaborare un documento preesistente.

Per chi è interessato a questa nuova estensione, Google offre una fase di “Early Access Period” (EAP). Durante questo lasso di tempo, è possibile registrare un dominio .ing a un costo ridotto, prima che diventi disponibile al grande pubblico dal 5 dicembre. Alcune parole comuni con la desinenza -ing sono davvero costosi, come think.ing e buy.ing dal costo di 38.999,99 e 129.999,99 dollari all’anno per la registrazione.

I vantaggi dei domini .ing: un’opportunità per le aziende

I domini .ing offrono una serie di benefici notevoli. In primo luogo, essi sono distintivi e immediatamente riconoscibili, il che li rende più memorabili rispetto alle tradizionali estensioni. Questa caratteristica potrebbe tradursi in un aumento dei tassi di click, attirando un maggior numero di visitatori sul sito. Inoltre, i domini .ing offrono alle imprese l’opportunità di costruire URL che incarnano pienamente la loro identità e i valori che rappresentano, potenziando così l’immagine del brand.

Una delle peculiarità di questa estensione è la possibilità di creare una sezione del sito specificamente dedicata, per esempio, a un’offerta speciale o a un prodotto in evidenza, garantendo così maggiore visibilità e un incremento del traffico verso quella determinata area. Infine, in un’era digitale dove la concorrenza è spietata, l’unicità dei domini .ing rappresenta un vero e proprio asso nella manica per le aziende che desiderano distinguersi. Non a caso, colossi del calibro di Canva, Adobe e ING hanno già abbracciato questa novità, sfruttandola per alcuni dei loro servizi più popolari.