Secondo recenti rivelazioni del Financial Times, il colosso Google sta considerando l’idea di introdurre un sistema di pagamento per le nuove funzionalità di ricerca basate sull’intelligenza artificiale. Queste funzioni avanzate, già integrate in strumenti come Gemini AI di Google, utilizzato in Gmail e Google Docs, potrebbero presto richiedere un abbonamento a pagamento. Nonostante ciò, il tradizionale motore di ricerca rimarrà gratuito e gli annunci pubblicitari continueranno a essere visibili anche agli utenti abbonati.
Le indiscrezioni riportate dal quotidiano britannico sono state dettagliate con precisione e, di fronte alle numerose richieste di chiarimento da parte dei media, Google ha comunicato tramite email che l’introduzione dell’abbonamento non comporterà l’eliminazione delle pubblicità dalla piattaforma. L’anno scorso, le entrate derivanti da ricerca e pubblicità hanno raggiunto i 175 miliardi di dollari. Un portavoce dell’azienda ha riferito che l’obiettivo è quello di “continuare a sviluppare nuove funzionalità e servizi premium per arricchire le nostre proposte di abbonamento su tutte le piattaforme Google”, sottolineando come non ci siano ancora annunci ufficiali in merito.
Nel dettaglio, il portavoce ha aggiunto che gli esperimenti con l’IA generativa nel campo delle ricerche hanno già processato miliardi di query, mostrando una crescita positiva in tutti i principali mercati. Google punta a migliorare continuamente il prodotto per soddisfare le esigenze emergenti degli utenti.
Prove di funzionalità AI nel Regno Unito e negli Stati Uniti
La BBC riporta che Google ha avviato una fase di test per la ricerca generata dall’intelligenza artificiale, inizialmente per un numero ristretto di utenti nel Regno Unito. Questa funzione, capace di fornire risposte elaborate insieme a link e annunci, è stata descritta dallo stesso portavoce come estremamente utile, specialmente per query complesse. Iniziata negli Stati Uniti e nel Regno Unito con una percentuale limitata del traffico di ricerca, questa sperimentazione segue le prove del Search Labs dell’anno scorso con la Search Generative Experience (SGE), durante le quali gli utenti hanno trovato la funzione notevolmente vantaggiosa.
L’uso di AI nei chatbot e in strumenti come ChatGPT di OpenAI sta rivoluzionando il settore, non senza sfide. Si stima che una singola ricerca su ChatGPT consumi tre volte l’energia necessaria a Google per una risposta equivalente. In un contesto in cui i data center richiederanno una quantità di energia enormemente superiore, come sottolineato dal CEO di Hitachi a Davos, la necessità di finanziare questa transizione potrebbe tradursi in costi aggiuntivi per gli utenti finali, abituati fino ad ora alla gratuità dei servizi.