Ed eccoci al terzo capitolo sulla storia della fusione fredda o Low Energy Nuclear Reactions (LENR), quello sulla fusione Piezonucleare. Tutta la ricerca recente, e proficua in termini di brevetti, è stata realizzata in Italia da un team di scienziati sia militari che civili – tra i quali ricordiamo i fisici Fabio Cardone del Consiglio Nazionale delle Ricerche e Roberto Mignani dell’ Università “Roma Tre”, i fisici Walter Perconti, Andrea Petrucci e Giovanni Cherubini e i chimici Francesca Rosetto e Guido Spera – i quali hanno prodotto tutta la documentazione scientifica necessaria sulla quale base il CNR e l’Ansaldo hanno registrato tre brevetti.
La fusione Piezonucleare prevede il “bombardamento”, per mezzo di ultrasuoni, di cloruro di ferro. Grazie all’elevatissima pressione degli ultrasuoni si da origine ad un processo di cavitazione (lo stesso che avviene sulle pale dell’elica di un motoscafo) che genera delle micro-bolle. Gli atomi di ferro che rimangono “intrappolati” sulla superficie della bolla (per via della tensione superficiale) implodono insieme alla bolla stessa. Questa dinamica permetterebbe ai nuclei di superare la naturale forza di repulsione che naturalmente li respinge e consentirebbe un avvicinamento tale da permettere la fusione nucleare.
Per inciso, la fusione nucleare che avviene nelle fornaci stellari si genera per via del calore e della pressione presente nei nuclei delle stelle, energie elevatissime che solo in certe condizioni si possono riscontrare. Nella reazione piezonucleare avverrebbe tutto a temperatura ambiente. Almeno questo è ciò che ritengono gli esperti. Nel processo di fusione nucleare viene prodotta energia in eccesso (primo brevetto per la produzione di energia appunto) con emissione di neutroni ma nessun tipo di radiazioni dannose quali raggi alpha, beta o gamma.
Se lo stesso processo si applica ad elementi radioattivi, come è stato fatto sul Torio 228, avviene qualcosa che ha dell’incredibile, se non fosse scientificamente provato, e cioè l’elemento radioattivo sottoposto al processo dimezza la sua radioattività 10.000 volte più velocemente – ed ecco il secondo brevetto per il trattamento delle scorie radioattive – tanto che il Torio, che in natura decadrebbe in Radon 222 nel termine di qualche anno, prima di tutto rimane Torio ma con una radioattività dimezzata in soli novanta minuti, il tempo di una partita di calcio insomma. Sbalorditivo.
Altro aspetto importante è la trasmutazione di elementi (terzo ed ultimo brevetto): in acqua irraggiata con ultrasuoni di opportuna potenza e frequenza si verificano trasmutazioni di elementi, sia stabili che instabili, ed è possibile produrre elementi non presenti in natura come l’ Europio. Gli scienziati hanno prodotto tutta la documentazione scientifica del caso spiegando esattamente cosa avviene durante il processo al nucleo, introducendo una teoria riscontrabile secondo la quale, altra mirabilia, intorno al nucleo si verifica una “deformazione del tessuto spazio-tempo” proprio come avviene nei corpi celesti di grande massa. Anche in questo caso i costi per produrre energia, trattare le scorie e trasmutare elementi sono tendenti al ridicolo rispetto alle potenzialità. Ed anche in questo caso l’interesse intorno alla ricerca ed alle sue applicazioni è praticamente nullo, o quasi. La domanda è sempre la stessa: a chi può dar fastidio questa tecnologia? Anche la risposta è sempre la stessa, potentati dei combustibili fossili e produttori di energia da fissione (che insieme all’energia producono anche le scorie che potrebbero essere trattate grazie al processo di cui sopra). Triste realtà ancora una volta, la possibilità di benessere per l’uomo e per l’ecosistema in cui vive non sfruttata per i vili, meri interessi economici di pochi efferati speculatori.