Questa è la storia di Uomini al servizio degli Uomini. Questa è la storia della Scienza al servizio dell’Uomo. Ma è anche la storia, tristemente ricorsiva, di interessi particolari, dell’ombra di un’aristocrazia plutocratica senza scrupoli, capace di far calare le tenebre su un luminoso futuro possibile. Questa è la storia della fusione fredda.
Marzo 1989. I giornali titolano: “L’energia del sole è stata ‘racchiusa’ in una provetta e la produzione di energia illimitata e a basso costo è alle porte”. Gli autori della scoperta erano uno stimatissimo elettrochimico britannico di grande esperienza, Martin Fleischmann ed il suo collaboratore Stanley Pons, anche lui elettrochimico e non erano affatto degli scienziati improvvisati. Martin Fleischmann aveva lavorato per molti anni sugli idruri metallici, ossia dei metalli “particolari” che si imbevono di Idrogeno per poi rilasciarlo al momento opportuno. In breve, la sconcertante scoperta dei due scienziati si basava sull’utilizzo della “Cella Elettrolitica”, più esattamente un contenitore di materiale isolante riempito con deuterio (un isotopo stabile dell’idrogeno il cui nucleo è composto da un protone ed un neutrone) con all’interno un Catodo di palladio collegato al polo negativo di un alimentatore a corrente continua ed un Anodo collegato al polo positivo dello stesso alimentatore.
In queste condizioni Fleischmann e Pons rilevarono la produzione in eccesso di energia, sottoforma di neutroni, che avveniva grazie alle particolari capacità del palladio di “assorbire” gli atomi di idrogeno, fungendo da catalizzatore, fino al punto che la reciproca forza di repulsione veniva annullata consentendo la fusione degli atomi di idrogeno.
Contemporaneamente anche un altro scienziato, un fisico di nome Steven Jones, annunciò di aver ottenuto una reazione nucleare di fusione a bassa temperatura. Anche Jones aveva un brillante curriculum come fisico impegnato nella fusione “muonica”, un tipo particolare di reazione di fusione che utilizza particelle elementari “esotiche”. Quindi, ricapitolando, energia pulita, in grossa quantità e prodotta a costi ridicoli con materiali “da tavolo”.
È fatta, è la volta buona, è la svolta per il genere umano, niente più combustibili fossili. Ed è proprio questo il punto: il clamore intorno alla notizia è alle stelle, ne parlano tutti, tanto che il Presidente per antonomasia in carica in quel periodo, Bush padre (milionario a quarant’anni grazie al petrolio, prima vice presidente di Reagan e poi 41° Presidente degli Stati Uniti D’America) incaricò il MIT (Massachussetts Institute of Technology) di replicare le prove e di compilare un rapporto.
Gli esperimenti condotti dal MIT dimostravano che la fusione fredda era in grado di eliminare il fabbisogno sociale degli idrocarburi per la produzione di energia. Ma il professor Deutch, allora Rettore del famoso istituto, dichiarò che si trattava soltanto di una semplice frode. Nel maggio 1995, con grande sorpresa, il neo Presidente Clinton nominò il professor John Deutch Direttore della Central Intelligence Agency, ma nel 1996 l’intelligence statunitense si rese conto che erano in atto pesanti fughe d’informazioni sensibili, di elevato livello di sicurezza.
Come riportano varie fonti, venne scoperto che Deutch (che successivamente ammise le sue responsabilità) si portava a casa un’enormità di materiali sensibili che analizzava con i suoi personal computer connessi con la rete della Citibank di cui era uno dei dirigenti. Nonostante le indagini dimostrarono inequivocabilmente che con quei computer furono scambiate email con la Russia ed Israele a John Deutch non venne tolto il nulla-osta di sicurezza industriale del Pentagono. Fu costretto a dimettersi da Direttore della CIA e ritornò professore al MIT e consulente delle industrie di armamenti Raytheon Corp., SAIC e altre.
Un incriminazione per alto tradimento? No, il giorno prima di rimettere il suo mandato il Presidente Clinton concesse a Deutch e ad altre 99 persone il Perdono Presidenziale. In questo giallo non manca niente, neanche le tinte noir: Eugene Mallove – laureato in Scienze presso lo stesso istituto e specializzatosi poi in ingegneria aeronautica e astronautica, docente di giornalismo scientifico sempre al MIT e alla Boston University e caporedattore scientifico all’ufficio informazioni del MIT stesso – scoprì che i test di fusione fredda fatti dal suo istituto avevano chiaramente registrato calore in eccesso, confermando quindi la tesi di Fleishmann e Pons, ma i dati erano stati manipolati prima della pubblicazione per far apparire il contrario.
Immaginate cosa poteva significare per lo stesso MIT, la conferma che la fusione fredda funzionava: blocco immediato dei finanziamenti miliardari che in quel momento stava ricevendo dal governo per la ricerca sulla fusione calda. Mallove denunciò il caso dedicandosi poi alla ricerca personale nel campo della fusione fredda.
(Continua…)