E-cat e fusione fredda. Dove eravamo rimasti? Le ultime notizie ce le aveva date direttamente il Professor Sergio Focardi, spiegandoci che la misteriosa macchina realizzata in collaborazione con Andrea Rossi funzionava davvero, e sarebbe stata una fonte inesauribile di energia pulita e a basso costo.
Ma allora perché tanto riserbo? Se davvero sarà la macchina che potrà risolvere gran parte dei nostri problemi energetici e ambientali, perché non gridarlo ai quattro venti, nostrandone e dimostrandone il funzionamento nelle sedi opportune?
A quanto pare l’interesse nei confronti dell’E-Cat continua a crescere, giorno dopo giorno. Un senatore del Massachusetts, Bruce Tarr, ha messo a disposizione di Rossi tempo e denaro per lo sviluppo e la commercializzazione dell’E-Cat: “Il reattore del signor Rossi, se collaudato e sviluppato con successo, ha il potenziale per cambiare il modo in cui nel mondo si produce energia, e sono contento che è disposto a discutere la produzione in Massachusetts” ha spiegato Tarr nel suo blog.
Ma il senatore Usa non è di certo l’unico a voler mettere le mani sull’E-Cat. Di recente infatti, Francesco Celani, Primo Ricercatorea dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, nonché vicepresidente della International Society of Condensed Matter Nuclear Science, dalle pagine di Focus avrebbe rivolto un appello a Rossi. Indovinate un po’ di che si tratta. Un nuovo test, per capire il funzionamento dell’E-Cat fermo restando, ribadisce lo studioso, “il pieno rispetto del suo segreto industriale“. In ogni caso, i risultati sarebbero resi noti direttamente e senza ulteriori giri: “Il tutto avrebbe il valore di documento scientifico ufficiale e mi impegno personalmente per un report immediato, sia LNF-INF sia sul JCMN” ha detto Celani.
Questa la lettera rivolta a Rossi: “Gentile ingegner Rossi, utilizzando un metodo inconsueto nella comunicazione tra scienziati, e nel tentativo di porre fine alle sterili polemiche che nascono in occasione dei test e dei collaudi della sua invenzione, uso le pagine di Focus per proporLe una analisi del suo apparato che – nel pieno rispetto del suo segreto industriale – metterebbe fine alla discussione. Si tratta di una prova che ad una prima, verosimile stima, le costerebbe il 2% di quanto si dice Lei abbia concordato con il Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna, perciò più o meno intorno ai 10000 euro, oltre a limitate spese logistiche. Verrà ovviamente, ed in via temporanea, utilizzata anche strumentazione ed apparati (auto-costruiti) già in nostro possesso e ripetutamente calibrati“. Meglio di così?
Ma la risposta di Andrea Rossi è stata ovviamente un No, e con una nuova lettera su Focus l’ingegniere ha spiegato le sue motivazioni. Intanto perché si tratta di una proposta “fuori tempo” ribadendo il fatto che “per noi quello del 6 ottobre è stato l’ultimo test pubblico di un modulo E-Cat“.
Queste le parole di Rossi: “La proposta del dottor Celani è interessante ma fuori tempo: lui infatti propone un test, mentre per noi quello del 6 ottobre è stato l’ultimo test pubblico di un modulo E-Cat. Per evitare fraintendimenti o incomprensioni è necessario interpretare correttamente il mandato dell’Università di Bologna, il cui compito va ben oltre quello del semplice test. I dettagli della collaborazione con l’Università sono numerosi e complessi, ma in sostanza si tratta di un lavoro di “ingegneria inversa” che deve partire da ciò che accade nel reattore per verificare la teoria che spiega quei fenomeni oppure porre le basi per una nuova teoria. Perché anche se è interpretabile nell’ambito della “fusione fredda”, con questa etichetta si mettono assieme fenomeni molto distanti tra loro“.
Anche il premio Nobel per la Fisica, Brian Josephson, ha suggerito a Rossi di riconsiderare la proposta di Celani, e sempre passando per Focus, gli ha illustrato anche il nuovo interesse mostrato da nuovi attori internazionali: “Pare che al Dipartimento inglese per l’Energia e i Cambiamenti Climatici (DECC), a differenza della sua controparte statunitense (DOE), stiano manifestando interesse nei confronti del Suo reattore. Come ha suggerito Francesco Celani dalle pagine della rivista Focus, credo che tutti trarrebbero beneficio da un test in grado di dissipare i loro dubbi; non sarebbe vantaggioso anche per Lei, ricevere l’appoggio di un’istituzione come il DECC?“.
E la risposta di Rossi non si è fatta attendere: “Non intendo dare altre dimostrazioni del funzionamento dell’E-Cat. A questo punto non avrebbe senso farlo: la produzione industriale è già avviata, stiamo entrando sul mercato, e i nostri clienti ci pagheranno per una macchina che funziona; se non funzionasse, non la comprerebbero“.
Ma non è solo una questione di tutela degli acquirenti: “Vorrei precisare – ha aggiunto Rossi – che il professor Celani non è solo uno scienziato: è anche un mio concorrente. Questo è uno dei motivi per cui non posso accettare la sua offerta“.
E a sua volta fa una domanda al Nobel: “Per quale motivo mi invita ad accettare la proposta di Francesco Celani? Non ritiene che uno studio completo da parte di un’università sia proprio ciò che serva, soprattutto guardando al futuro e alle possibilità di sviluppo sia teorico che ingegneristico? Non ritiene che, dal punto di vista delle procedure e dei crediti sia meglio appoggiarsi ad un’istituzione universitaria piuttosto che ad un singolo ricercatore?”
Si starà forse riferendo all’Università di Bologna?