Fusione fredda, Proia sull’E-Cat: ‘Non abbiamo paura delle lobby dell’energia’

Entra nel nuovo canale WhatsApp di NextMe.it
E-cat Aldo Proia

Fusione fredda. Andrea Rossi ha ormai rivelato il nome del licenziatario italiano di E-cat: è Prometeon s.r.l, il cui Direttore Commerciale e Amministratore unico è Aldo Proia. L’azienda si occuperà delle vendite, non della produzione, ma di certo Proia conosce i segreti del dispositivo e ci crede. Tanto da investire sulla tecnologia. Il coraggioso italiano che porterà E-cat nel nostro paese ha risposto ad alcune nostre domande.

NM. Dott. Proia, come è nato il suo interesse per la tecnologia ideata da Andrea Rossi e Sergio Focardi?

AP. Avevo sentito parlare dell’E-Cat e del fatto che era stato presentato a Bologna, la mia città. Per molti mesi, non ci ho pensato. Poi, però, i nuovi decreti sul fotovoltaico hanno penalizzato il business dei grandi impianti da investimento di cui mi occupavo, così ho deciso di contattare Rossi e gli ho presentato qualche investitore: in questo modo, mi ha conosciuto e apprezzato.

NM. Andrea Rossi ha effettuato in passato dimostrazioni di E-cat per i potenziali investitori. Lei era mai stato presente ad uno di questi eventi? Che idea si fece all’epoca di E-cat?

AP. No, all’epoca non avevo ancora conosciuto Rossi. Tuttavia, in seguito ho visto spesso l’E-cat in funzione quando sono andato a trovarlo in uno dei suoi laboratori dove sta sviluppando nuovi prodotti, il più immediato dei quali è una versione a 600°C dell’E-Cat termico. Mi ha colpito molto il fatto che durante gli esperimenti realizzati dai suoi collaboratori l’E-Cat funzionasse per almeno 12 ore in auto sostentamento, cioè senza dovergli fornire energia elettrica.

NM. Sappiamo che il Suo settore di provenienza è il fotovoltaico. Immaginiamo quindi che se ha deciso di investire su E-cat ritenga che questo sia più vantaggioso in termini economici a lungo termine. Quali sono state le Sue valutazioni a riguardo? Perché ha deciso di abbandonare il fotovoltaico, settore sicuramente problematico per molti versi, ma più sicuro per altri?

AP. Già più di un anno fa sono stati introdotti dei vincoli legislativi che hanno messo in ginocchio il business dei grandi impianti fotovoltaici su terreni agricoli, ed il recente Quinto Conto Energia rischia di fare lo stesso con gli altri tipi di impianti. Ma anche senza questi eventi, l’E-Cat termico è una novità assoluta e non in concorrenza con il fotovoltaico, mentre in futuro l’E-Cat elettrico potrebbe produrre elettricità a un costo molto più basso rispetto ai sistemi concorrenti.

NM. Andrea Rossi si è più volte contraddetto nelle sue affermazioni, soprattutto quando le domande che gli venivano poste erano di carattere puramente scientifico, legate al meccanismo di funzionamento del dispositivo potenzialmente rivoluzionario. Lei ha indubbiamente informazioni molto dettagliate sulla tecnologia che per ovvi motivi non possono essere divulgate. Alla luce delle Sue conoscenze, a cosa attribuisce le indecisioni dell’inventore di E-cat?

AP. Non so quali sono le indecisioni a cui si riferisce per cui non posso darle una risposta specifica, ma esistono già almeno 100 possibili teorie che tentano di spiegare le Lenr, ovvero le reazioni nucleari a bassa energia, che si ritiene siano alla base del funzionamento dell’E-Cat. La spiegazione teorica del fenomeno metterebbe quindi in difficoltà perfino uno scienziato, e credo che a volte Rossi si sia sbilanciato in certe affermazioni sulla base dell’idea che via via si andava facendo. Ad ogni modo, conoscendolo ormai piuttosto bene, non ho dubbi sulla sua serietà.

NM. È indubbio che una tecnologia come questa potrebbe diventare una vera rivoluzione e quindi che le lobby del settore energetico potrebbero essere “infastidite” da un eventuale successo. Non ha paura di mettersi contro poteri così forti?

AP. Nell’era di Internet è praticamente impossibile arrestare una rivoluzione, tecnologica o sociale che sia, soprattutto quando se non la fai tu la fanno i Paesi confinanti, acquisendo un vantaggio competitivo potenzialmente enorme. La discesa in campo di ormai diverse multinazionali per salire sul treno della fusione fredda la dice lunga sulla direzione in cui si va. Noi abbiamo la percezione che anche in Italia la consapevolezza delle aziende “top” stia cambiando.

NM. Ci sono diversi potenziali concorrenti di E-cat. Ritiene tali competizioni concrete e temibili?

AP. Per l’Italia penso di no, neppure sul medio termine. In qualche altro Paese ci potrebbe essere forse una concorrenza nel giro di qualche anno. Tuttavia si parla di una concorrenza per ora solo sulla carta, poiché non mi risulta che attualmente nel mondo esistano in commercio altri dispositivi oltre all’E-Cat che generano energia a bassissimo costo utilizzando le Lenr.

NM. Molti di questi concorrenti, tra l’altro, erano iniziali alleati di Rossi, come la Defkalion Green Technologies, inizialmente interessata alla produzione di E-cat, e Francesco Piantelli, ex collega del prof Focardi proprio sulla fusione fredda. Come spiega questi “divorzi”?

AP. Con la Defkalion credo si sia trattato di un mancato rispetto dei termini di pagamento, o qualcosa del genere. Ciò dovrebbe far capire perché oggi Rossi si fidi davvero pochissimo del prossimo e non scelga i suoi partner con leggerezza e sulla base di meri criteri economici. Nel caso di Focardi e Piantelli non saprei, non li conosco personalmente.

NM. Tra tutti questi divorzi, forse quello più clamoroso è stato con l’Università di Bologna, in quanto, mentre per gli altri si può pensare a motivazioni puramente economiche o di “gloria personale”, questo dietro front alimenta i dubbi di chi ritiene E-cat una tecnologia con basi scientifiche poco solide. Cosa ne pensa Lei di questa vicenda?

AP. Con Rossi non abbiamo mai affrontato l’argomento di questo “divorzio” -come lo hanno chiamato i media, ma che non so se sia stato davvero tale- perché non riteniamo che si possa formulare in poco tempo una spiegazione scientifica della tecnologia alla base dell’E-Cat, e nemmeno che la validità dell’invenzione sia in discussione. La mia opinione è che Rossi abbia semplicemente ritardato a dare l’E-Cat a dei ricercatori a causa dei ritardi con brevetti e certificazioni: una università, infatti, non è obiettivamente il posto più sicuro in cui parcheggiare un oggetto contenente un segreto industriale di questa rilevanza.

NM. Sappiamo che per ora solo i dispositivi industriali sono pronti per la vendita e dal comunicato stampa diffuso dalla Vs società si evince che il sito web sarà attivo dal prossimo autunno il che coinciderà con l’inizio ufficiale delle attività. Questo significa che gli E-cat industriali saranno materialmente venduti e consegnati alle aziende interessate? Saranno disponibili subito sia la versione termica tradizionale che quella a 600 °C?

AP. Se li ordinano, Rossi si impegna a consegnarli, al più, nel giro di qualche mese, e la tempistica dipende anche dal quantitativo. L’E-Cat termico industriale a bassa temperatura è già disponibile, quello a 600°C è già ordinabile ma materialmente dovrebbe arrivare quest’autunno.

NM. Per la versione domestica di E-cat sappiamo che il processo di certificazione è più lungo. Lei è in grado di prevedere i tempi di questa procedura?

AP. No, perché non dipendono da Rossi ma dal certificatore, che è tra i più scrupolosi. Inoltre, possono essere diversi da Paese a Paese, per cui una previsione è davvero impossibile.

NM. Un’ultima domanda: è noto che il dispositivo E-cat ha ottenuto un brevetto italiano ma che è ancora in discussione quello europeo. Qualora anche questo fosse concesso, prevede che gli accordi commerciali tra Lei e Rossi possano cambiare? Se sì, come?

AP. No, per noi licenziatari italiani non cambierebbe assolutamente nulla.