Fusione fredda. Sull’E-Cat finalmente Andrea Rossi si sbottona un po’: durante il convegno di Zurigo, che si è svolto durante il fine settimana appena trascorso, infatti, l’ingegnere italiano ne ha svelato alcuni dettagli importanti, autorizzando anche la pubblicazione di tre report sulle misure di validazione effettuate durante l’estate, come aveva annunciato. Ha poi confermato il nome dell’azienda che sta collaborando alla trasformazione dell’energia termica in elettrica: Siemens AG. Ma i suoi dirigenti non sono gli unici a credere nel dispositivo e nelle Lenr in generale: è questo un altro importante outcome del convegno.
Durante i due giorni dei lavori, infatti, diversi relatori si sono avvicendati sul palco, e non tutti erano già stretti collaboratori di Rossi e la Leonardo Corporation. Roger Green, per citare un esempio, Managing director di E-cat Australia, ha presentato un autonomo progetto con il quale le reazioni nucleari a bassa energia potrebbero costituire una valida via alternativa agli attuali processi di desalinizzazione dell’acqua. Lo stesso Rossi, intervenuto alla fine della relazione, ha precisato come questa idea non fosse assolutamente nei piani iniziali di E-cat: “Ho imparato adesso, da questo rapporto, che è possibile desalinizzare a bassa temperatura –ha dichiarato infatti l’inventore- Questo cambia completamente il gioco”. Ha quindi chiesto a Green un’analisi comparativa dei costi (usando come riferimento l’osmosi inversa, metodo base attualmente utilizzato) che dovrebbe essere pubblicata entro 15 giorni.
Il convegno è stata anche la vetrina di altri licenziatari di E-cat nel mondo, quello tedesco, quello inglese e naturalmente quello italiano, la Prometeon s.r.l., il cui amministratore unico, Aldo Proia, ha autorizzato, in accordo con Rossi, la pubblicazione della brochure illustrativa dell’offerta di E-cat italiano, dalla quale si evince il numero e lo status dei prodotti:
1. E-Cat termico ad alimentazione elettrica
Ordinabile e disponibile – Taglio minimo: 1 MW
2. E-Cat termico alimentato a gas (Gas Cat)
Si accettano preordini – Taglio minimo: 1 MW
3. E-Cat elettrico stand-alone
In corso di sviluppo – Taglio minimo: >10 MW
4. E-Cat cogenerazione termico-elettrica (Hot Cat)
In corso di sviluppo con la Siemens AG
Dal canto suo Rossi, durante l’intervento personale, tenutosi nella serata di Sabato 8 Settembre, ha precisato che E-cat “è un prodotto nuovo, ma non ancora maturo per il mercato”, almeno non completamente. Dopo aver premesso l’impossibilità di rivelare i nomi delle Università incaricate di validare il prodotto, trincerandosi nuovamente dietro ad un Nda (Non disclosure Agreement, accordo di non divulgazione), ha mostrato diverse immagini e alcuni risultati chiave, basati sugli esperimenti condotti durante l’estate, tra i quali i test del Cop, risultato pari a 6 (l’energia in uscita è pari a sei volte quella di ingresso), come più volte dichiarato.
Questa misura, durante la discussione tenutasi all’inizio della seconda giornata (9 Settembre), è stata oggetto di una domanda particolare. Uno dei presenti ha infatti chiesto a Rossi perché i risultati risultassero ora decisamente inferiori a quelli annunciati in seguito alle prime prove, nei quali si trovavano Cop anche di 200. L’inventore ha precisato a questo punto: “È molto diverso lavorare in un laboratorio con un piccolo prototipo da poche centinaia di Watt, destinato solo ad esperimenti, non ad essere utilizzato normalmente. […] Lì si possono fare cose estreme che con una macchina normale non si possono fare. Il Cop è stato abbassato a 6, per il momento, solo per quelle destinate alle industrie, per motivi di sicurezza”. Da queste parole si deduce che, con opportuni accorgimenti, la resa potrebbe essere anche molto più alta, dunque.
Riguardo l’effettivo meccanismo, ancora il più assoluto riserbo. “Quello che succede all’interno non può essere rivelato. È un campo minato”; tuttavia l’inventore ha dichiarato come il misterioso catalizzatore sia in grado di catturare l’idrogeno e di rilasciarlo in forma atomica, favorendo la fusione con il nichel.
La curiosità dei presenti anche su questo aspetto è stata vivace. “Qual è la percentuale di nichel trasformata in rame (teorico prodotto della fusione tra nichel e idrogeno, N.d.R.) misurata in seguito al funzionamento?” è stato chiesto a Rossi, il quale ha fornito una risposta che forse però farà discutere. Infatti, dopo aver sottolineato come la massa di rame attesa sia comunque risibile in base alle equazioni teoriche della fisica, ha precisato: “Io però colgo l’occasione per dire che in questi due anni abbiamo scoperto che, quello che credevamo fosse il cuore del funzionamento dei nostri impianti, e cioè la trasmutazione del nichel in rame, in realtà è un effetto collaterale, che deriva dall’energia sviluppata dalla produzione di gamma a bassa energia. […] Noi abbiamo quindi rielaborato la teoria che, per motivi di proprietà intellettuale, stiamo aspettando a pubblicare”. I tempi di attesa saranno quelli della concessione di “almeno qualcuno dei brevetti sottoposti”.
“Non siamo più nelle normali reazioni chimiche: siamo nella zona delle reazioni nucleari –gli fa eco Fulvio Fabiani, ingegnere presso la Leonardo Corporation- Non stiamo trasformando chimicamente il nichel: stiamo ottenendo delle reazioni nucleari all’interno del reattore. Non vi posso dire di più perché ci sono dei brevetti in corso”.
Ancora qualche mistero dunque, ma la luce non sembra molto lontana.