Allarme rosso per gli uomini che vivono in città: sono decisamente meno fertili di quelli di campagna. Lo stabilisce la Società Italiana di andrologia e medicina della sessualità (Siams), che ha condotto una serie di ricerche in proposito evidenziando le differenze nella conta degli spermatozoi fra uomini metropolitani e uomini di provincia.
Secondo le statistiche, infatti, i ventenni che vivono in campagna hanno una percentuale di fertilità più alta di circa il 30percento rispetto ai loro coetanei delle grandi città, dove pesticidi, gas di scarico e stili di vita compromettono pericolosamente la fertilità maschile. Come se non bastasse, i ventenni metropolitani perdono anche al cospetto con i quarantenni di provincia, e la differenza in questo caso si aggira intorno al 25percento.
Il crollo della percentuale di fertilità è dovuto a numerosi fattori: come già accennato, fra le cause più clamorose c’è indubbiamente la scarsa qualità dell’aria e della vita in generale: “Occorre considerare l’esposizione ambientale a pesticidi – ha spiegato Carlo Foresta, presidente della Siams – inquinanti ambientali che agiscono come distruttori endocrini, spiazzando le fini regolazioni ormonali che modulano lo sviluppo dell’apparato riproduttivo durante le prime fasi dell’embriogenesi“.
Secondo i dati della Siams, ricavati dall’incrocio di tre diverse ricerche in merito, risulterebbe che il 33,4% dei ragazzi che si sono sottoposti come volontari per l’indagine è ipofertile, mentre l’11,7% è addirittura gravemente ipofertile.
Come limitare i danni? Difficile, dal momento che le cause vanno oltre le capacità o le volontà del singolo. Tuttavia, esistono anche elementi peggiorativi dell’infertilità e sono di tipo comportamentale, quindi correggibili: sono le pratiche notoriamente più diffuse fra i ventenni di città, come sedentarietà, obesità, consumo di alcol, droghe e sigarette.