È quesito comune quello che si interroga sul modo in cui l’uomo potrebbe affrontare un ipotetico incontro con gli extraterrestri. Secondo gli esperti, sarebbe necessario, infatti, prevedere una serie di linee guida da seguire nel caso del fatidico “incontro ravvicinato del terzo tipo”.
“Nel caso in cui si abbia la prova della presenza di vita intelligente su un altro mondo, evento considerato sociale, culturale e tecnologicamente influente per gli affari umani, questo dovrà essere gestito con grande cura al fine di garantire alla nostra cultura e alla loro di rimanere intatte e non influenzate da questa nuova conoscenza“, aveva dichiarato Kelvin Long, il fondatore del Progetto Icaro, nel corso di un seminario tenutosi lo scorso agosto.
Richard Obousy, presidente e co-fondatore di Icarus Interstellar, è stato chiaro riguardo alla sua valutazione del futuro dell’umanità nello spazio interstellare. Obousy, infatti, ha dichiarato di essere a favore di ciò che è meglio per l’uomo e che è necessario utilizzare le risorse di un pianeta senza essere soffocati dalla presenza di altre forme di vita. Tuttavia, se la vita aliena si dovesse dimostrare in qualche modo senziente, maggiore attenzione dovrebbe essere dedicata all’interazione con essa.
Quanto a colonizzare quei mondi che contengono forme di vita, è poco probabile che l’uomo possa resistervi a lungo. “Viviamo nella profondità di un abisso gravitazionale“, ha affermato Obousy. Supponendo che i nostri discendenti interstellari abbiano accesso a grandi quantità di energia e di risorse, “io non sono convinto che dovremmo andare da un abisso gravitazionale ad un altro. Non sono convinto che la soluzione sia stabilirsi su altri pianeti o addirittura satelliti“.
L’uomo, ormai da molto tempo, viaggia verso mete lontane trasportando materiali ed aspetti della propria cultura. Se l’umanità dovesse stabilirsi su un altro pianeta, dovrebbe farlo in modo accurato e responsabile. Prima di tutto, infatti, ci si dovrebbe interrogare sulla volontà o meno di stabilirsi su altri mondi. È infatti possibile, sempre secondo Obousy, che gli esseri umani non abbiano alcuna intenzione, in futuro, di sbarcare su pianeti extrasolari.
Gli esperti sottolineano che le specie invasive introdotte nelle regioni vulnerabili hanno causato danni incalcolabili. In mancanza di predatori o di limitazioni ambientali, una nuova specie aliena introdotta nel nostro ambiente potrebbe prendere il sopravvento e minacciare la nostra sopravvivenza. Altri ancora hanno sottolineato come potrebbe non essere una grande idea quella di portare la biologia extraterrestre sulla Terra. “Noi non li lasceremo soli“, ha sottolineato James Benford, dell’Icarus Interstellar. “Vorremmo esplorare l’ecologia aliena in modo approfondito da capire se ci siano interazioni che possano portare a incompatibilità. Avremmo bisogno di stabilire stazioni di ricerca umane per farlo perché è un problema complesso. Sembra improbabile che vi possa essere interferenza tra ecologie evolute separatamente, soprattutto se riduciamo al minimo la contaminazione e indossiamo gli abiti appropriati“.
Insomma, se contatto dovesse esserci, per gli scienziati ci dovrebbe essere anche rispetto reciproco, sopratutto nel rischio di una contaminazione. Questa, infatti, potrebbe essere associata a quella stessa patita dalle popolazioni indigene del Nord America quando vennero a contatto con l’uomo europeo all’indomani della scoperta del Nuovo Mondo.