L’8 settembre 2024, il primo dei quattro satelliti della missione Cluster dell’ESA rientrerà nell’atmosfera terrestre sopra l’area disabitata dell’Oceano Pacifico meridionale, segnando la fine di una missione storica. Lanciata oltre 24 anni fa, la missione Cluster è stata fondamentale per misurare l’ambiente magnetico terrestre. Sebbene i restanti tre satelliti cesseranno le osservazioni scientifiche, i dati raccolti continueranno a fornire scoperte per molti anni a venire.
Questa manovra di rientro mirata è la prima nel suo genere. Gli sforzi dell’ESA per garantire una conclusione sicura e pulita alla missione Cluster vanno oltre gli standard internazionali, confermando l’agenzia come leader mondiale nella sostenibilità dell’esplorazione spaziale.
Monitoraggio del meteo spaziale: un percorso lungo 24 anni
La missione Cluster, lanciata nel 2000, ha trascorso 24 anni studiando la magnetosfera, lo scudo magnetico che protegge la Terra. Questa barriera naturale ci difende dalle particelle cariche provenienti dal Sole, che possono causare fenomeni come le aurore boreali e australi, ma anche interrompere le comunicazioni radio o danneggiare i satelliti.
Prima dell’arrivo di Cluster, il concetto di “meteo spaziale”, cioè l’influenza del vento solare sull’ambiente magnetico terrestre, era ancora poco conosciuto. Il Cluster ha permesso di comprendere meglio questo fenomeno e di migliorare le previsioni sul meteo spaziale, monitorando gli effetti delle tempeste solari e contribuendo a proteggere le infrastrutture tecnologiche terrestri.
Un finale senza detriti
Il Cluster non era stato progettato per durare così a lungo né per un finale così sicuro. Inizialmente previsto per una missione di due anni, il satellite ha continuato a operare grazie ai suoi straordinari risultati scientifici. Tuttavia, il momento di concludere la missione è arrivato, e l’ESA ha trasformato Cluster in un pioniere non solo nel monitoraggio del meteo spaziale, ma anche nella mitigazione dei detriti spaziali.
Senza interventi, i satelliti del Cluster sarebbero rientrati naturalmente in modo meno prevedibile, con il rischio di cadere su aree più densamente popolate. Grazie alla manovra di rientro mirata, l’ESA si assicura che il rientro del Cluster non contribuisca all’aumento dei detriti spaziali in orbita.
L’ultimo “ballo” di Salsa
Dei quattro satelliti del Cluster, chiamati Rumba (Cluster 1), Salsa (Cluster 2), Samba (Cluster 3) e Tango (Cluster 4), sarà Salsa il primo a rientrare nell’atmosfera terrestre. L’8 settembre 2024, Salsa effettuerà il suo ultimo tuffo, passando da un’altitudine di circa 110 km a 80 km, con un controllo preciso del punto in cui l’atmosfera inizierà a bruciare il satellite.
Il team dell’ESA, guidato da Bruno Sousa, sta monitorando il satellite da lontano, grazie alla prevedibilità offerta da un rientro mirato. Anche se si è certi che nessun frammento sopravviverà abbastanza da raggiungere la terraferma, l’ESA sta considerando l’osservazione del rientro di Salsa da un aereo, per raccogliere dati utili a migliorare ulteriormente la sicurezza delle future missioni.
Un futuro più luminoso: riduzione dei detriti spaziali
Il rientro del Cluster segue quelli delle missioni Aeolus ed ERS-2 dell’ESA, e stabilisce un nuovo standard per un approccio responsabile alla riduzione dei detriti spaziali e al controllo dei rientri incontrollati. Grazie a queste esperienze, l’ESA sta guidando una nuova strategia per ridurre l’impatto ambientale delle sue missioni, smaltendole in modo più sicuro e sostenibile rispetto a quanto previsto inizialmente.
Gli insegnamenti derivati dall’osservazione di come Salsa si disintegrerà contribuiranno a sviluppare satelliti “a zero detriti”, offrendo soluzioni sicure per il futuro smaltimento di altre missioni spaziali in orbite simili, come Smile e Proba-3.
Cosa accadrà dopo?
Dopo il rientro di Salsa, i tre satelliti rimanenti entreranno in modalità “caretaker”, non eseguendo più misurazioni scientifiche, ma continuando a essere monitorati per minimizzare il rischio di collisioni. L’orbita di Rumba sarà regolata ad agosto 2024 per un rientro mirato previsto per novembre 2025, mentre Samba e Tango saranno manovrati per un rientro finale nell’agosto 2026.
Nel 2025, l’ESA lancerà Smile, una nuova missione che proseguirà gli studi sull’ambiente magnetico terrestre, costruendo sulle scoperte del Cluster per rivelare ancora di più sui misteri che circondano la magnetosfera terrestre.