Marte, il pianeta rosso che ha sempre affascinato l’umanità con le sue caratteristiche enigmatiche e il suo misterioso passato, non attira solo l’attenzione degli astronomi e degli scienziati per la sua superficie rocciosa, le tempeste di polvere e i vasti canyon. Anche le sue lune, Phobos e Deimos, sono al centro di intensi studi e speculazioni.
Phobos e Deimos, piccoli e deformi satelliti naturali di Marte, orbitano intorno al pianeta a distanze ravvicinate, suscitando numerose teorie sulla loro origine. Le ipotesi tradizionali variano dall’idea che siano frammenti di Marte espulsi da un impatto catastrofico, a quella che siano asteroidi catturati dalla gravità del pianeta, o persino resti di una luna più grande spezzata da forze mareali o collisioni.
Recentemente, una teoria innovativa proposta da un team di scienziati francesi e tedeschi ha attirato l’attenzione della comunità scientifica: Phobos e, per estensione, Deimos potrebbero derivare da una cometa. Se confermata, questa teoria rivoluzionerebbe la nostra comprensione delle dinamiche e della storia del sistema solare interno, offrendo nuove prospettive sulla formazione dei corpi celesti e sulle interazioni gravitazionali.
Il team di scienziati ha basato la loro ipotesi su un’analisi approfondita delle immagini di Phobos catturate tra il 2004 e il 2022 dalla navicella Mars Express, una missione congiunta di NASA, ESA e ASI. Le immagini hanno rivelato dettagli senza precedenti della superficie di Phobos, mostrando proprietà di riflessione della luce solare e una superficie porosa simile alla sabbia, che richiamano le caratteristiche delle comete.
Gli scienziati suggeriscono che queste proprietà potrebbero indicare che Phobos è in realtà una cometa catturata dalla gravità di Marte in un passato remoto. Questa ipotesi implica che anche Deimos potrebbe condividere la stessa origine, forse derivando da una cometa frammentata da forze gravitazionali o collisioni.
La teoria sull’origine delle lune di Marte
L’analisi della riflettività della superficie di Phobos ha mostrato una somiglianza sorprendente con quella delle comete. La riflettività fornisce indizi cruciali sulla composizione e la struttura superficiale di un corpo celeste. Inoltre, la porosità della superficie di Phobos suggerisce una composizione leggera e soffice, paragonabile a quella delle comete, come 67P/Churyumov-Gerasimenko e Halley. Anche il comportamento termico di Phobos, tipico delle comete composte prevalentemente da ghiaccio e polveri, supporta questa teoria rivoluzionaria.
Per ottenere dati definitivi che possano confermare o smentire queste ipotesi, il Giappone ha pianificato la missione Martian Moons eXploration (MMX), prevista per questo decennio. Questa missione ambiziosa studierà in dettaglio Phobos e Deimos. Il veicolo spaziale MMX mapperà la superficie di Phobos, analizzerà le sue proprietà fisiche e condurrà studi spettroscopici. L’obiettivo principale sarà raccogliere campioni dalla superficie di Phobos per riportarli sulla Terra, fornendo informazioni cruciali sulla sua composizione chimica e origine.
Se Phobos e Deimos fossero davvero frammenti di una cometa catturata da Marte, le implicazioni sarebbero straordinarie per la nostra comprensione del sistema solare. Questa teoria suggerisce che le lune di Marte potrebbero avere un’origine molto diversa rispetto alle altre lune del sistema solare. Studiare queste lune potrebbe rivelare dettagli cruciali sulle condizioni e i processi presenti durante le prime fasi della formazione del sistema planetario. Inoltre, questa teoria potrebbe influenzare le future strategie di esplorazione spaziale, spingendoci a riconsiderare i modelli di cattura gravitazionale e le dinamiche delle interazioni celesti.