Grazie alle nuove osservazioni compiute tramite il Telescopio Spaziale James Webb, è emerso che due pianeti nani del nostro sistema solare, Eris e Makemake, potrebbero ospitare al loro interno un’attività geotermica sufficiente a mantenere oceani di acqua liquida. Queste scoperte hanno gettato nuova luce sulle dinamiche interne di tali corpi celesti, finora avvolti in un velo di mistero a causa della loro remota posizione.
Christopher Glein, geochimico planetario presso il Southwest Research Institute in Texas, ha evidenziato come le ricerche abbiano individuato segnali di “tempi caldi in luoghi freddi”, alludendo a processi interni che potrebbero contrastare le rigide condizioni superficiali.
Eris, situato nelle profondità della Fascia di Kuiper, è stato scoperto nel gennaio 2005 e ha ridefinito la categoria dei pianeti nani, provocando una revisione dello status di Plutone. Con un diametro inferiore di soli 44 chilometri rispetto a Plutone ma una massa maggiore del 25% a causa di una densità rocciosa più elevata, Eris rappresenta un esempio significativo di pianeta nano. Makemake, scoperto due mesi dopo Eris, si distingue per il suo diametro di 1430 km, risultando più piccolo sia di Eris che di Plutone.
Le osservazioni del telescopio Webb
La distanza considerevole di questi pianeti nani dal Sole, rispettivamente 14,4 miliardi di chilometri per Eris e 7,7 miliardi di chilometri per Makemake, ha limitato fino ad ora la conoscenza che abbiamo di essi. Tuttavia, le recenti osservazioni del James Webb hanno rivelato dettagli sorprendenti, come l’origine del ghiaccio metanico che ricopre le loro superfici.
Secondo Glein, le evidenze suggeriscono che processi termici interni siano responsabili della produzione di metano, un idrocarburo composto da atomi di idrogeno e carbonio. La composizione isotopica del metano, diversa da quella attesa se fosse di origine primordiale, suggerisce un’origine geochimica profonda, implicando l’esistenza di reazioni idrotermali o metamorfiche capaci di generare metano e azoto molecolare nei nuclei di Eris e Makemake.
Questi processi richiedono temperature superiori ai 150 gradi Celsius, probabilmente generate dal decadimento di isotopi radioattivi presenti nei nuclei rocciosi, e indicano la possibile esistenza di acqua liquida sotto la superficie ghiacciata dei pianeti. Inoltre, le analisi degli isotopi di carbonio indicano che il rilascio di metano in superficie potrebbe essere un fenomeno relativamente recente, suggerendo una dinamica interna attiva e potenzialmente abitabile.
Queste ricerche non solo aprono nuove prospettive sulla comprensione di Eris e Makemake ma offrono anche spunti per studiare altri corpi celesti, come Titano, la luna di Saturno. La possibilità che il metano e altre molecole importanti per la vita possano formarsi internamente potrebbe rivelarsi cruciale nell’evaluazione dell’abitabilità di tali mondi.