Il mondo della tecnologia è entusiasta delle potenzialità dell’intelligenza artificiale (IA), vista come una soluzione per migliorare la nostra efficienza in molti aspetti della vita quotidiana. Tuttavia, un recente studio pubblicato il 10 ottobre sulla rivista Joule mette in luce un potenziale impatto ambientale della IA se adottata su vasta scala, suggerendo che il suo consumo energetico potrebbe rivaleggiare con l’uso di energia di intere nazioni nel futuro prossimo.
Alex de Vries, ricercatore alla Vrije Universiteit Amsterdam e fondatore di Digiconomist, sostiene che la crescente domanda di servizi basati sull’IA potrebbe comportare un aumento esponenziale del consumo energetico. Uno dei motivi è l’addestramento intensivo dei modelli di IA, come dimostrato dall’uso energetico di 433 MWh della piattaforma multilingue di Hugging Face, equivalente all’energia utilizzata da 40 abitazioni medie americane per un anno.
Ma il consumo non si ferma qui. Ogni volta che queste piattaforme sono operative, come la produzione di testo da ChatGPT di OpenAI, consumano una quantità considerevole di elettricità. L’analisi di De Vries stima che solo il funzionamento giornaliero di ChatGPT potrebbe costare 564 MWh di elettricità.
Nonostante gli sforzi globali per migliorare l’efficienza energetica dei dispositivi IA, De Vries mette in guardia dal cosiddetto Paradosso di Jevons, dove maggiore efficienza porta spesso a maggiore consumo. Google, che già implementa l’IA in servizi come Gmail, potrebbe vedere un consumo energetico paragonabile all’intero consumo annuale dell’Irlanda se ogni ricerca fosse alimentata da IA.
Sebbene alcuni di questi scenari possano sembrare lontani, la crescita prevista nella produzione di server AI potrebbe vedere un salto nel consumo energetico da 85 a 134 TWh all’anno entro il 2027. Questo sarebbe comparabile al consumo di nazioni come i Paesi Bassi o la Svezia.
In sintesi, mentre l’IA può offrire soluzioni innovative per molti problemi del mondo moderno, è essenziale considerare il suo impatto ambientale. “Dobbiamo riflettere attentamente su come e dove utilizziamo l’IA”, conclude de Vries.