Così gli alieni potrebbero espandersi nell’universo: la nuova scoperta degli scienziati

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tre diversi tipi di universo

Con la scoperta di un numero crescente di pianeti abitabili, la celebre domanda si fa sempre più pressante: “Se l’Universo e la nostra galassia pullulano di civiltà sviluppate, dove sono tutte quante?“. Con la Terra come unico esempio di pianeta abitabile e l’umanità come unica civiltà tecnologicamente avanzata, gli scienziati possono solamente avanzare ipotesi sulla possibile esistenza di altre forme di vita intelligente nell’universo.

Michael Hart, nel 1974, affrontò la questione nota come Paradosso di Fermi con un’interessante teoria, sostenendo che se una civiltà decidesse di esplorare, potrebbe colonizzare la galassia in poco tempo:

Supponiamo di inviare eventuali spedizioni a ciascuna delle 100 stelle più vicine (tutte entro 20 anni luce dal Sole). Ognuna di queste colonie ha il potenziale di inviare eventualmente le proprie spedizioni, le loro colonie a loro volta possono colonizzare e così via.

Secondo una recente ricerca condotta dall’Università delle Filippine Los Banos, la crescita delle civiltà potrebbe essere limitata dalle leggi della fisica e dalla capacità sostenibile degli ambienti planetari. Questo concetto, noto come “ipotesi della teoria della percolazione“, esplora come le civiltà potrebbero crescere in tre diversi tipi di universo: statico, dominato dall’energia oscura e dominato dalla materia.

Diffusione interstellare: una questione di fisica e biologia

Il team, composto da Allan L. Alinea e Cedrix Jake C. Jadrin, ha sottolineato come la teoria tradizionale della percolazione possa essere legata a una funzione di crescita logistica. In parole povere, questa funzione suggerisce che il tasso di crescita di una popolazione diminuisce man mano che si avvicina alla sua capacità massima. Questa teoria, per la prima volta associata al Paradosso di Fermi da Carl Sagan e William I. Newman nel 1981, descrive come le reti reagiscono alla rimozione di nodi o collegamenti, dividendo la rete in gruppi più piccoli.

A differenza di altre teorie che sostengono l’esistenza di civiltà extraterrestri avanzate che avrebbero dovuto colonizzare la nostra galassia molto tempo fa, Sagan e Newman hanno proposto che l’esplorazione interstellare è più una questione di diffusione. Le leggi della fisica, della biologia e dell’evoluzione pongono dei limiti a quanto velocemente una specie può colonizzare la galassia.

Considerando i tre principali modelli cosmologici dell’universo (statico, dominato dalla materia e dominato dall’energia oscura), il team ha studiato il comportamento della diffusione interstellare. Hanno scoperto che, sebbene vi siano differenze nei tassi di insediamento tra un universo in espansione e uno statico, il processo di insediamento segue generalmente una funzione di crescita logistica in entrambi i casi.

Le scoperte del team hanno rivelato che la natura dell’universo influisce sulla capacità di una civiltà di espandersi. In un universo dominato dall’energia oscura, alcuni pianeti potrebbero allontanarsi più velocemente della velocità della luce, rendendoli irraggiungibili. Queste rivelazioni non solo arricchiscono il dibattito sull’esistenza di forme di vita extraterrestre, ma aprono anche nuovi orizzonti di ricerca nel campo della cosmologia e dell’astrofisica.