Come l’attività tra le lenzuola rimodella il cervello rafforzando il legame tra i partner

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coppia intimità
@Andrea Piacquadio/Pexels

La ricerca nel campo della biologia ha portato alla luce un’interessante scoperta: un’attività intensa e soprattutto soddisfacente tra le lenzuola che porta al climax non è meramente finalizzata al piacere personale o alla procreazione, ma svolge un ruolo cruciale nel cementare i legami affettivi tra i partner. Uno studio condotto dall’Università del Texas di Austin ha gettato nuova luce su questo fenomeno, utilizzando metodi all’avanguardia per analizzare l’attività cerebrale nelle arvicole delle praterie, noti roditori dalla natura monogama, durante e a seguito dell’apice del piacere.

Il team di ricerca, guidato dal professor Steven Phelps, ha rivelato che durante questi momenti di connessione, si verifica un’intensa attività in diverse aree del cervello, estendendosi attraverso 68 regioni e sette circuiti neurali distinti. Questo fenomeno non si manifesta solo per generare piacere, ma attiva specifiche aree cerebrali note per il loro ruolo nel cementare i rapporti sociali e affettivi, suggerendo una funzione più complessa e integrata di questi momenti di climax nella vita di coppia.

Phelps e il suo team hanno avanzato l’ipotesi che un simile meccanismo neurologico possa essere presente anche negli esseri umani, ipotizzando che l’apice del piacere durante l’atto intimo possa agire come un catalizzatore per la formazione e il rafforzamento dei legami affettivi tra i partner. Questa teoria trova sostegno nei dati comportamentali e cerebrali raccolti, che indicano una possibile similitudine nelle risposte tra maschi e femmine, sia nelle arvicole che potenzialmente negli esseri umani.

Parallelismi neurologici

L’aspetto forse più sorprendente dello studio è stato il riscontro di un’attività neurologica quasi identica tra maschi e femmine durante l’accoppiamento, nonostante le differenze fisiologiche e ormonali tipicamente associate ai due generi. Tale scoperta contraddice l’ipotesi prevalente che prevedeva una diversificazione dell’attività cerebrale basata sull’intimità durante tali interazioni, sottolineando il ruolo degli ormoni come il testosterone, gli estrogeni e il progesterone nei comportamenti riproduttivi, aggressivi e parentali.

Sebbene non sia stato possibile confermare con certezza il climax nelle femmine di arvicola, l’aumento dell’attività cerebrale osservato in concomitanza con l’apice del piacere maschile suggerisce un effetto di risonanza o di condivisione dell’esperienza, che contribuirebbe a rafforzare il legame di coppia.

Questa ricerca, pubblicata sulla rivista eLife, non solo apre nuove prospettive sulle funzioni biologiche e sociali del raggiungimento del climax, ma sottolinea anche l’importanza di ulteriori studi sull’uomo per confermare queste ipotesi preliminari, offrendo nuovi spunti sulla complessità delle interazioni affettive e intime nei mammiferi, compresi gli esseri umani.