Il cielo notturno del 18 marzo 2024 è stato testimone di un evento astronomico di notevole interesse: un brillamento solare di classe M6.7 ha avuto luogo attorno alla regione attiva AR 3615, raggiungendo il suo apice alle 20:19 ora locale. Sebbene la giornata precedente, domenica, abbia registrato un’attività solare piuttosto bassa, con la presenza di diversi brillamenti di classe C minori intorno alle regioni AR 3614 e AR 3615, questo evento si distingue per la sua intensità.
La regione AR 3614, situata nel quadrante nord-est, segnala il ritorno dell’area precedentemente identificata come AR 3590, osservabile di nuovo dopo una rotazione solare. Nonostante una diminuzione della sua attività durante il transito sul lato più distante del Sole, questa regione mantiene il potenziale per generare un brillamento isolato di classe M. Allo stesso tempo, nell’emisfero sud-est, una nuova area di macchie solari emerge, mostrando segni di crescita e avendo già prodotto un brillamento di media intensità di classe M sabato. La sua evoluzione sarà attentamente monitorata nelle prossime 24 ore.
Un’espulsione di massa coronale e le sue conseguenze per la Terra
Una CME (Coronal Mass Ejection), ovvero un’espulsione di massa coronale, è stata rilevata domenica mattina, alle 02:45 del 17 marzo, lanciando nello spazio una nube di plasma solare con un alone parziale relativamente debole. Nonostante la sua traiettoria sembri dirigere maggiormente a sud rispetto alla linea Sole-Terra, una componente debole diretta verso il nostro pianeta potrebbe influenzarlo entro le successive 72 ore.
Il giorno dell’Equinozio di Primavera, il 20 marzo, potrebbe segnare l’arrivo di questa nube di plasma solare nei pressi del campo magnetico terrestre, creando condizioni ideali per l’osservazione delle aurore alle alte latitudini. Infatti, anche un minimo impatto di una CME in questo periodo può innescare una tempesta geomagnetica, amplificata dall’effetto Russell-McPherron.
Un filamento magnetico è una struttura formata da gas e plasma incandescente che segue le linee del campo magnetico solare, apparendo come una formazione oscura e fredda rispetto all’ambiente circostante. Queste strutture possono estendersi per migliaia di chilometri e persistere per giorni o settimane, fino a che non si dissolvono o esplodono, liberando materiale nello spazio. Gli eventi legati ai filamenti magnetici, come le eruzioni solari e le CME, giocano un ruolo chiave nel meteo spaziale e nella nostra comprensione di tali fenomeni.
Le tempeste geomagnetiche, generate dall’impatto di particelle solari ad alta energia, possono influenzare significativamente le infrastrutture tecnologiche terrestri, causando interruzioni nelle reti elettriche, nei sistemi di navigazione e nelle comunicazioni. Le aurore, manifestazioni visive di queste interazioni, offrono spettacoli luminosi nelle regioni polari, testimoniando la potente dinamica tra il Sole e la Terra.