L’avvento di internet ha portato con sé una promessa duplice: essere un serbatoio di memoria superiore alle nostre capacità umane, archiviando dati ed eventi oltre la portata della nostra memoria biologica. Recentemente, il settore tecnologico ha avanzato la prospettiva di assistenti virtuali e chatbot progettati per alleggerire il nostro carico mnemonico, conservando e ricordando le informazioni che condividiamo con loro.
OpenAI, pioniere nell’ambito dell’intelligenza artificiale, ha compiuto un passo significativo integrando la memoria a lungo termine in ChatGPT. Questa innovazione permette al chatbot di riconoscere gli utenti e di adattarsi alle loro abitudini lavorative e alle preferenze di conversazione. La funzione Memory, che amplia le capacità delle “istruzioni personalizzate” introdotte in precedenza, permette di condividere con ChatGPT dettagli personali affinché questi siano considerati nelle interazioni future.
La memoria di ChatGPT si estende ora attraverso diverse sessioni di chat, conservando le informazioni personali senza la necessità di comandi specifici. Questo significa che il chatbot accumulerà dati durante le conversazioni, sia nella versione base che in quella premium del servizio. Joanne Jang di OpenAI, in una dimostrazione pre-lancio a Wired US, ha mostrato come ChatGPT possa memorizzare dati come il nome di un bar aperto dall’utente o il suo linguaggio di programmazione preferito, per poi riutilizzarli in conversazioni future senza richieste dirette.
I rischi e le precauzioni della funzione Memory
OpenAI ha progettato Memory come una funzione opt-in, consentendo agli utenti di disattivarla se desiderato. Le informazioni possono essere eliminate in qualsiasi momento, assicurando che non vengano usate per ulteriori addestramenti del modello AI. Tuttavia, resta da chiarire l’entità dell’uso di tali dati personali nell’addestramento durante le interazioni. OpenAI si impegna a non conservare dati sensibili in Memory, richiedendo feedback agli utenti per valutare la sensibilità di specifiche informazioni personali.
La nuova funzione solleva questioni su privacy e gestione dei dati, soprattutto per quanto riguarda informazioni delicate che gli utenti potrebbero non voler ritrovare in conversazioni future. OpenAI sta lavorando per assicurare che determinate informazioni, come quelle relative alla salute, non vengano memorizzate, ma il processo è ancora in fase di definizione.
L’approccio di OpenAI alla memoria a lungo termine in ChatGPT non è unico. Altre aziende, come Google con la tecnologia “multi-turn” di Gemini 1.0 e LangChain con i suoi moduli di memoria, esplorano modi per rendere le interazioni con gli AI più personalizzate e coinvolgenti. Questi sforzi mirano a creare un’esperienza utente in cui il chatbot possa adattare le sue risposte basandosi su quanto appreso in precedenza, riducendo la frustrazione di dover ripetere le stesse informazioni.
La funzione Memory di ChatGPT rappresenta un passo avanti verso la realizzazione di assistenti virtuali altamente personalizzati, che promettono di trasformare il modo in cui interagiamo con la tecnologia. Se da un lato ci avvicina all’idea di un assistente sempre attento alle nostre esigenze, dall’altro solleva interrogativi sulla privacy e sull’uso dei dati personali. La sfida per OpenAI e per il settore dell’AI sarà bilanciare innovazione e personalizzazione con la sicurezza e il rispetto della privacy degli utenti.