C’è vita su Marte? Le tracce organiche trovate dal rover Perseverance

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Perseverance su Marte
NASA/JPL-Caltech

Il rover Perseverance della NASA ha un compito che incarna la speranza e la curiosità scientifica: esplorare Marte alla ricerca di tracce di vita passata. La sua missione ha portato questo sofisticato robot a muoversi tra le asperità del terreno marziano, analizzando rocce e paesaggi che potrebbero contenere segreti antichi. Con i suoi sei pneumatici possenti, Perseverance ha attraversato regioni inospitali, immortalando immagini uniche, raccogliendo campioni e sondando il sottosuolo in cerca di risposte.

Uno dei punti cruciali della missione è il cratere Jezero, che un tempo ospitava un lago. Questo antico bacino è oggi al centro delle ricerche scientifiche poiché si ritiene che, miliardi di anni fa, le sue acque potrebbero aver creato le condizioni favorevoli alla vita. Gli strumenti di alta tecnologia del rover analizzano minuziosamente rocce e sedimenti, offrendo agli studiosi terrestri informazioni preziose.

Ogni scoperta di Perseverance è un piccolo tassello che ci aiuta a ricostruire la storia di Marte. Finora, le analisi hanno rivelato la presenza di minerali e depositi che parlano di un passato ricco d’acqua, e forse anche di vita. Tuttavia, il pianeta rosso è ancora avvolto dal mistero, e la domanda resta: riusciremo a trovare tracce di vita tra quelle antiche rocce?

La strumentazione a bordo di Perseverance è stata concepita per rintracciare anche i più piccoli indizi che possano suggerire la presenza di forme di vita microscopiche nel lontano passato marziano. Ogni campione raccolto è essenziale per approfondire la nostra comprensione di Marte e delle sue antiche condizioni ambientali. Ma c’è ancora molta strada da percorrere e i dati accumulati necessitano di un’analisi paziente e accurata.

Le ultime scoperte

Recentemente, il rover ha fatto una scoperta intrigante: una roccia, denominata “Cheyava Falls”, ha catturato l’attenzione degli scienziati grazie alla sua particolare composizione. Sono state rilevate vene di solfato di calcio, minerali di ematite e tracce di composti organici, ossia le molecole alla base della vita. Anche se tali molecole possono formarsi per vie non biologiche, la loro presenza ha aperto nuove ipotesi sulle possibilità di vita su Marte.

Le teorie suggeriscono che queste strutture chimiche potrebbero essersi formate miliardi di anni fa, quando l’acqua era presente sulla superficie marziana. Tuttavia, trarre conclusioni definitive è prematuro, poiché altre spiegazioni, non legate alla biologia, potrebbero spiegare tali caratteristiche.

La missione di Perseverance prosegue e nuove analisi approfondite saranno necessarie. Solo quando i campioni verranno riportati sulla Terra e sottoposti a tecnologie di analisi più avanzate, si potrà davvero capire se questi indizi rappresentano le tracce di antiche forme di vita microbiche o se ci troviamo di fronte a semplici fenomeni geologici.