Marte, molto tempo fa, era probabilmente ricoperto da vasti oceani d’acqua che conferivano al pianeta un aspetto blu. Oggi, tuttavia, il pianeta è conosciuto per la sua superficie rossa, ma potrebbe ancora nascondere acqua liquida nel sottosuolo, sepolta profondamente e fuori dalla vista. Come possiamo trovarla?
Alcuni scienziati ritengono di avere una risposta: i “marsquake“, i “martemoti”. Quando le onde sismiche attraversano diversi materiali, come rocce o acqua, creano campi elettromagnetici sottili. Studiando le letture sismiche e magnetiche per ricostruire l’effetto dei terremoti marziani, gli scienziati potrebbero individuare l’acqua liquida sepolta. Nolan Roth, uno studente di dottorato alla Penn State University e ricercatore dello studio, ha dichiarato:
Se ascoltiamo i marsquake che si muovono attraverso il sottosuolo e attraversano l’acqua, creeranno segnali unici e meravigliosi. Questi segnali sarebbero indicativi della presenza di acqua moderna su Marte.
Metodo sismoelettrico
Questa tecnica, nota come metodo sismoelettrico, non è completamente nuova. Anche se altamente sperimentale, i geologi la stanno testando sulla Terra per trovare fluidi sotterranei. Tuttavia, sulla Terra, utilizzare il metodo per trovare l’acqua è complicato poiché i segnali da un acquifero si confondono con l’altra umidità sotterranea.
Gli scienziati, tuttavia, credono che il metodo possa essere più efficace su Marte, dove gli strati di roccia e polvere sopra l’acqua sotterranea sono probabilmente molto secchi, come spiegato Tieyuan Zhu, un geofisico della Penn State:
Al contrario di come i segnali sismoelettrici appaiono sulla Terra, la superficie di Marte rimuove naturalmente il rumore e espone dati utili che ci permettono di caratterizzare diverse proprietà degli acquiferi.
I ricercatori intendono cercare tracce di acqua sotterranea marziana in misurazioni già esistenti. Il lander Mars InSight della NASA, che ha cercato “marsquake” dal 2018 al 2022, includeva sia un sismometro che un magnetometro. Combinando questi dati, gli scienziati potrebbero testare il loro metodo. Il lavoro dei ricercatori è stato pubblicato sulla rivista JGR Planets.