Bosone di Higgs. Il Tevatron ha chiuso i battenti lo scorso settembre, ma regala ancora novità sulla Particella di Dio, così chiamata dal premio Nobel Leon Max Lederman. Utilizzando tecniche differenti rispetto a quelle usate dall’altro acceleratore, ancora in funzione, l’LHC del Cern di Ginevra, il Tevatron è giunto a risultati simili.
Le nuove misure annunciate ieri dagli scienziati provenienti dalle collaborazioni CDF e DZero presso il Dipartimento di Energia del Fermi National Accelerator Laboratory indicano che l’elusivo bosone di Higgs potrebbe quasi essere con le spalle al muro. Dopo aver analizzato i dati completi dell’acceleratore Tevatron, nei due esperimenti indipendenti si sarebbe scorto il celebre bosone di Higgs, la particella primordiale.
I fisici occupati nei due esperimenti hanno infatti trovato nei loro dati delle “cifre in eccesso” che potrebbero essere interpretate come provenienti dal bosone di Higgs con una massa nella regione tra 115-135 GeV, come illustra una nota.
Questo risultato si trova anche all’interno dei vincoli stringenti stabiliti da misurazioni precedenti diretti e indiretti da parte del Large Hadron Collider e da altri acceleratori, che pongono la massa del bosone di Higgs nel range di 115-127 GeV.
Tali esiti sono inoltre coerenti con l’annuncio dato da Ginevra il 13 dicembre 2011, quando i ricercatori hanno confermato di aver finalmente osservato “qualcosa”, assimilabile alla Particella di Dio. Tuttavia, nessuna delle osservazioni effettuate finora dagli esperimenti condotti dall’LHC e dal Tevatron, sono state abbastanza forti da costituire la prova inconfutabile dell’esistenza del bosone di Higgs.
“La fine della caccia al Bosone di Higgs si sta avvicinando” ha affermato Jim Siegrist, direttore dello Science for High Energy Physics. “Si tratta di un’importante pietra miliare per gli esperimenti del Tevatron, e dimostra la crescente importanza delle misurazioni indipendenti nella ricerca sugli elementi costitutivi della natura. ”
I fisici provenienti degli esperimenti CDF e DZero hanno dato l’annuncio alla conferenza annuale “Rencontres de Moriond” in Val D’Aosta. Ma questo è solo l’ultimo risultato in un decennio di ricerca dei gruppi di fisici del Tevatron. “Sono entusiasta del ritmo dei progressi compiuti nella caccia al bosone di Higgs. Gli scienziati di CDF e DZero provenienti da tutto il mondo hanno tirato fuori tutte le loro carte per raggiungere questo risultato, forte ed importante, per la ricerca del bosone di Higgs“, ha dichiarato Pier Oddone, direttore del Fermilab. “Le due collaborazioni in modo indipendente hanno passato al setaccio centinaia di migliaia di miliardi di collisioni protone-antiprotone registrate dai loro esperimenti per arrivare a questo risultato entusiasmante“.
“C’è ancora molto lavoro da fare prima che la comunità scientifica possa dire con certezza che il bosone di Higgs esiste“, ha dichiarato Dmitri Denisov, co-portavoce di Dzero. “Sulla base di questi suggerimenti interessanti, stiamo lavorando il più rapidamente possibile per migliorare ulteriormente i nostri metodi di analisi e spremere l’ultima oncia di dati del Tevatron”.
Solo gli acceleratori ad alta energia di particelle come il Tevatron e l’LHC sono in grado di ricreare le condizioni di energia presenti nell’universo subito dopo il Big Bang. Secondo il Modello Standard, la teoria che spiega e predice come gli elementi costitutivi della natura si comportano e interagiscono tra loro, il bosone di Higgs dà massa alle altre particelle. “Senza qualcosa di simile al bosone di Higgs, il mondo intorno a noi sarebbe molto diverso da quello che vediamo oggi”, ha detto Giovanni Punzi, portavoce del CDF e fisico presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.