La recente scoperta di lava ghiacciata eruttata da un supervulcano su Plutone potrebbe avere implicazioni profonde sulle nostre conoscenze del pianeta nano. Questi indizi suggeriscono che, nonostante le sue dimensioni ridotte, Plutone potrebbe nascondere al suo interno un oceano di acqua liquida, sostenuto da una maggiore attività termica di quanto precedentemente ipotizzato.
La ricerca, pubblicata sulla piattaforma arXiv e ancora in attesa di revisione dalla comunità scientifica, è stata condotta dall’Università della Florida Centrale. Utilizzando i dati raccolti dalla sonda New Horizons della Nasa, che ha effettuato un sorvolo di Plutone nel 2015, il team di Dale Cruikshank ha focalizzato la sua attenzione sul cratere Kiladze, situato a Nord-Est della Sputnik Planitia. Sebbene inizialmente il cratere fosse stato scambiato per una formazione dovuta all’impatto di un meteorite, un’analisi più approfondita ha rivelato la presenza di ghiaccio d’acqua – una sostanza inusuale rispetto al metano e all’azoto ghiacciati che predominano sulla superficie di Plutone.
Evidenze dalla missione New Horizons: il misterioso cratere Kiladze
Con un diametro di circa 44 chilometri, il cratere Kiladze potrebbe rappresentare un supervulcano. Questi non eruttano lava come quelli terrestri, ma piuttosto lava ghiacciata, in un fenomeno conosciuto come criovulcanismo. Questo fenomeno non è unico di Plutone e può essere osservato su alcune lune dei giganti gassosi come Giove e Saturno.
La domanda che rimane è quale potrebbe essere la fonte di calore che alimenta tale fenomeno. Una teoria proposta dai ricercatori suggerisce la presenza di elementi radioattivi nel nucleo di Plutone. Tuttavia, è improbabile che questi elementi siano in quantità sufficiente per sostenere l’attività di un supervulcano.