Acqua liquida su Titano. Lo ha scoperto un nuovo studio condotto dal Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’Università La Sapienza di Roma. Sotto la superficie della più grande luna di Saturno vi sarebbe un oceano di acqua allo stato liquido.
Non è la prima volta che viene avanzata tale ipotesi. Ma la presenza di uno strato di acqua liquida sotto la superficie ghiacciata di Titano, il principale satellite di Saturno, è stata scoperta grazie al lavoro congiunto degli esperti della Nasa, dell’Agenzia Spaziale Europea e dell’Agenzia Spaziale Italiana, che hanno elaborato i dati della sonda Cassini-Huygens.
La più grande delle lune di Saturno sarebbe dunque ricca d’acqua sotto la sua superficie. Gli esperti hanno misurato le variazioni di traiettoria e di velocità dell’orbita e le deformazioni cui è soggetto Titano lungo la sua orbita intorno a Saturno. Per farlo hanno usato una tecnica che dieci anni fa, nel 2002, aveva permesso a Cassini di effetture una delle più accurate e solide dimostrazioni della teoria della relatività fatte con strumenti spaziali.
Secondo gli esperti, se Titano avesse una struttura interna interamente rigida, l’attrazione gravitazionale di Saturno causerebbe rigonfiamenti – chiamati maree solide – non superiori a 1 metro di altezza. I dati di Cassini invece hanno mostrato che tali deformazioni raggiungevano un’altezza di 10 metri. La prova inconfutabile del fatto che il satellite non è costituito solo da materiale solido come ghiaccio e rocce, ma anche da liquidi.
E su Titano, durante la rotazione intorno a Saturno (che dura 16 giorni) si verifica lo stesso fenomeno delle maree, che avviene sulla Terra per via della luna. “La scoperta di maree di così grande ampiezza su Titano conduce all’inevitabile conclusione che ci debba essere un oceano nascosto in profondità”, ha detto Luciano Iess del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’Università La Sapienza di Roma. “La ricerca dell’acqua è un obiettivo importante nell’esplorazione del Sistema Solare. Ora possiamo dire di avere localizzato un luogo dove se ne trova in abbondanza“.
“È una scoperta eccezionale che dà risposte a molti quesiti sollevati sin dai tempi delle missioni Voyager” ha aggiuno Enrico Flamini, chief scientist dell’ASI. Lo studio però non ha fornito le misure della profondità dell’oceano, ma i modelli prevedono che possa raggiungere anche i 250 km, con una crosta ghiacciata spessa circa 50 km.
Inoltre, spiega l’Asi, poiché la superficie di Titano, come quella di molte lune del sistema solare esterno, è prevalentemente costituita da ghiaccio d’acqua, l’unica composizione plausibile per l’oceano interno è proprio l’acqua, forse con una piccola frazione di sali disciolti.
Visti i presupposti, su Titano è possibile trovare la vita? Non ancora. Secondo gli esperti infatti la presenza di uno strato di acqua liquida sotto la superficie ghiacciata non implica necessariamente la presenza di vita, visto che secondo altre ricerche essa si sviluppa più facilmente in regioni dove l’acqua liquida è in contatto con la roccia.
Prima di stabilirlo, sarà necessario capire se il fondale oceanico di Titano sia formato da roccia o ghiaccio.
Lo studio è stato pubblicato su Science.