Abbiamo già inquinato Marte: ecco quanta spazzatura spaziale è presente sul Pianeta Rosso

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Spazzatura su Marte

La rottura di una pala dell’elicottero marziano Ingenuity ha segnato un momento di dispiacere per gli appassionati di questo veicolo pionieristico, aggiungendo inoltre 1,8 kg al crescente accumulo di detriti terrestri sul Pianeta Rosso. Questo incidente sottolinea il continuo contributo dell’umanità alla spazzatura extraterrestre, iniziato con l’atterraggio del lander russo Mars 2 il 19 maggio 1971, alle ore 17.22. Al giorno d’oggi, Marte ospita oltre sette tonnellate di detriti, una quantità paragonabile al peso di sette giraffe o tre rinoceronti, che comprende paracadute, scudi termici, punte di trapano, pezzi di pneumatici e, tra gli ultimi arrivati, la lama dell’elicottero Ingenuity.

Nonostante la quantità di rifiuti, il contributo scientifico dei lander e dei rover su Marte è indiscutibile. Attualmente, Curiosity e Perseverance della NASA insieme al rover cinese Zhurong, continuano a cercare prove definitive dell’esistenza passata di vita sul pianeta. I veicoli non funzionanti, come il Mars 6 e il Beagle 2 britannico, finiscono per aumentare la lista di rifiuti su Marte. Beagle 2, in particolare, è rimasto inerte sulla superficie marziana fino alla sua scoperta nel gennaio 2015, a causa di un problema nell’apertura dei pannelli solari che ha impedito la comunicazione.

L’eredità dei lander e dei rover su Marte

I rover Spirit e Opportunity hanno esteso la nostra comprensione di Marte, rivelando un ambiente potenzialmente abitabile per la vita microbica. Opportunity ha esplorato il pianeta per quasi 15 anni, ben oltre la durata prevista della sua missione. Anche il lander Insight della NASA ha concluso la sua missione con un commovente messaggio di addio, dimostrando l’importanza emotiva di queste missioni.

L’esplorazione di Marte non è priva di conseguenze, come dimostrato dai detriti lasciati dai veicoli e dalle missioni fallite, tra cui l’ambizioso Polar Lander della NASA. Tuttavia, secondo il dottor James Blake dell’Università di Warwick, è fondamentale trovare un equilibrio tra scoperta scientifica e impatto ambientale su questi mondi distanti. L’obiettivo finale è l’atterraggio umano su Marte, che trasformerà i veicoli e i detriti in monumenti dell’impresa umana, piuttosto che semplici rifiuti da rimuovere.

La presenza umana su Marte, sebbene indiretta, solleva questioni importanti riguardo alla responsabilità e alla sostenibilità dell’esplorazione spaziale. È vitale che le future missioni siano progettate con attenzione per minimizzare l’impatto sull’ambiente marziano, assicurando che l’eredità dell’umanità su Marte sia sia di scoperta che di rispetto per il fragile equilibrio dei mondi che scegliamo di esplorare.